L&rsquo;ordinamento che da pi&ugrave; tempo &egrave; stato capace di condizionare i sistemi nazionali &egrave;, senza dubbio, quello facente capo al Consiglio d&rsquo;Europa. La Convenzione europea dei diritti dell&rsquo;uomo, da oltre mezzo secolo, &egrave; diritto vivente in grado di orientare le scelte<br />del legislatore e del diritto giurisprudenziale nazionale. Un ruolo fondamentale in questo senso &egrave; stato svolto dalla Corte di Strasburgo nell&rsquo;ambito della sua funzione di garante dei diritti inviolabili dell&rsquo;uomo. L&rsquo;autorevolezza delle sue pronunce ha contribuito a disvelare crepe e falle degli ordinamenti interni, costringendo gli Stati a porvi rimedio e contribuendo cos&igrave; al processo di armonizzazione dei sistemi penali europei. &Egrave; indubbio, tuttavia, che quanto si &egrave; verificato nell&rsquo;ultimo ventennio rappresenta un cambio di passo significativo. In pochissimi anni si &egrave; passati dal giudice internazionale del caso singolo al giudice europeo delle leggi e degli ordinamenti nazionali. Il mutamento &egrave; stato determinato dalla precisa scelta degli organi del Consiglio d&rsquo;Europa di sollecitare l&rsquo;adeguamento dei sistemi normativi interni alle sentenze di condanna pronunciate a Strasburgo. Di conseguenza, la maggioranza degli Stati membri si sono dotati di strumenti specifici per adempiere all&rsquo;obbligo di conformarsi alle sentenze della Corte europea imposto dall&rsquo;art. 46, par. 1, Cedu. Rimedi, il cui obiettivo spesso viene a coincidere con la rimozione della decisione nazionale o la rideterminazione dei suoi contenuti, ovvero, con la riapertura del processo nazionale o la sua rinnovazione. Proprio l&rsquo;analisi comparata delle diversificate risposte dei quarantasei Paesi membri al comune problema di porre in discussione il dogma dell&rsquo;intangibilit&agrave; del giudicato nazionale a fronte di violazioni delle garanzie europee consente di inquadrare le soluzioni individuate dalla giurisprudenza italiana durante il periodo di assenza nel nostro ordinamento di uno specifico strumento normativo volto a garantire l&rsquo;efficace esecuzione delle pronunce di condanna della Corte europea. Lo sguardo rivolto alle esperienze straniere permette soprattutto una attenta valutazione del recente rimedio straordinario disciplinato dall&rsquo;art. 628-bis c.p.p. e introdotto dal legislatore italiano con il d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, in attuazione della l. 27 settembre 2021, n. 134 (c.d. Riforma Cartabia).