Durante la sua lunga attivit&agrave; di insegnamento presso le Universit&agrave; di Napoli e di Pisa, Simone Porzio (1496-1554) si confront&ograve; costantemente con i testi di Aristotele e con i suoi commentatori. La sua opera pi&ugrave; matura, ma anche la pi&ugrave; controversa, &egrave; sicuramente il trattato&nbsp;<i>De mente humana</i>, pubblicato a Firenze nel 1551, in edizione latina, che lo pose al centro di critiche e dibattiti teorici sui grandi temi dell&rsquo;immortalit&agrave; dell&rsquo;anima. Il volume presenta la prima edizione del volgarizzamento&nbsp;<i>De mente umana</i>, secondo l&rsquo;unico testimone manoscritto pervenutoci (Biblioth&egrave;que nationale de France, Ms. Ital. 441), e reca &ndash; insieme alla&nbsp;<i>Quaestio sull&rsquo;immortalit&agrave; dell&rsquo;anima</i>&nbsp;(Yale, Ms. Mellon 32.3) &ndash;, la&nbsp;<i>Prefazione</i>&nbsp;al&nbsp;<i>Credo</i>&nbsp;cristiano (Napoli, Ms. Branc. VD17) e utili contributi alla ricostruzione del naturalismo aristotelico e della dottrina psicologica porziana. L&rsquo;edizione, condotta su testimoni superstiti, &egrave; corredata da uno studio sulla tradizione delle opere e dei codici porziani, e da un puntuale apparto delle fonti.