Anna Luisa Pignatelli eBooks
eBooks di Anna Luisa Pignatelli di Formato Mobipocket
Nero toscano. E-book. Formato Mobipocket Anna Luisa Pignatelli - Lantana Editore, 2014 -
Le pulsioni arcaiche dell'intolleranza e dell'egoismo sono le forze che muovono i personaggi di queste due storie. Con la sua prosa nitida l'autrice scava nella Toscana più celebrata, tra quelle 'crete' senesi che, spogliate di ogni connotazione idilliaca, diventano teatro di vicende aspre, di sopraffazioni e di violenze. 'Buio' è il soprannome di un uomo dal carattere ombroso e solitario. Originario del Sud e trapiantato in Toscana, isolato dal resto della comunità, ha con la natura che lo circonda un rapporto dedito e profondo. Agli occhi degli altri è un corpo estraneo, colpevole persino di proteggere una lupa, l'animale al quale tutto il paese dà la caccia. Per questo verrà minacciato, spiato e braccato fino alle estreme conseguenze. Rubina, la 'duchessa diventata', parvenue animata dell'arrivismo più spietato, ha facile gioco invece tra gli ultimi rappresentanti dei Lancia di Resta, nobiltà decrepita e ormai svuotata di senso. Nel conflitto distruttivo che anche questa volta ne nascerà, saranno come sempre i più deboli e i più disarmati a soccombere.
Il campo di Gosto. E-book. Formato Mobipocket Anna Luisa Pignatelli - Fazi Editore, 2023 -
Un racconto carico di tensione che gioca sul contrasto tra i soleggiati paesaggi toscani e le ombre interiori del protagonista.Ora che è anziano, le giornate di Agostino, detto Gosto, scorrono l’una uguale all’altra nel podere immerso nella campagna ereditato anni prima. La moglie, cinica e pettegola, lo ha lasciato e l’unica figlia sembra interessata solamente ai soldi. Eppure, Gosto crede ancora nel bene e nella giustizia; conduce una vita appartata, ama la natura e prova a ignorare l’ostilità della gente del paese in cui, da sempre, è considerato un estraneo. Con pazienza, cerca di rimettere in sesto il terreno di sua proprietà anche se i ricordi del passato spesso tornano a tormentarlo. Girando per il borgo, si riconosce nell’intraprendenza del meccanico Nuccio, rivede le promesse dell’amore nella giovane Stella e nutre tutta la sua diffidenza verso il Terzi, un vicino prepotente che ha sempre spadroneggiato nella zona e che non ha mai smesso di vessarlo. Quando Stella lascia improvvisamente il paese e sparisce senza fare ritorno, Gosto è convinto che le sia accaduto qualcosa e che la sua sparizione abbia a che fare con le occhiate piene di disprezzo e di odio che gli lancia il Terzi.Autrice dalla voce forte e ben riconoscibile, Anna Luisa Pignatelli offre ai lettori un racconto amaro e profondo, che, attraverso brevi ricordi, traccia la parabola esistenziale di un uomo riflettendo allo stesso tempo sull’iniquità e la crudeltà del mondo. Gosto è un vecchio solo, stretto tra il luogo inospitale in cui si trova a vivere e la malvagità dei suoi compaesani, ma è anche il ritratto di chi non ha mai perso la fiducia nel prossimo e ha mantenuto intatto il suo amore per la vita. Con una prosa asciutta e limpida, l’autrice si inserisce nel solco di una tradizione ben consolidata e lo fa con uno stile proprio che, come scrisse Antonio Tabucchi, fa di lei «una voce insolita nella letteratura italiana di oggi: lirica, tagliente e desolata».Sui libri dell’autrice hanno scritto:«Severo e bello Ruggine. Un ritratto del mondo che dà i brividi».Ida Bozzi, «La Lettura – Corriere della Sera»«L’arte di non coincidere perfettamente con il proprio tempo è quella che rende un testo vicino all’essere un classico e questo è il caso di Ruggine».Filippo La Porta, «Il Sole 24 Ore»«Una scrittrice dal palato letterario fine e ben riconoscibile».Renato Minore, «Il Messaggero»«Impossibile non lasciarsi stregare dagli ambienti descritti: un libro crudo e onesto, poetico e triste».Valeria Strambi, «la Repubblica»«Nell’asciuttezza dello stile, nella precisione dello sguardo, l’autrice ricorda Federigo Tozzi e Silvio D’Arzo».Alessandro Zaccuri, «Avvenire»«La prosa di Anna Luisa Pignatelli appartiene alla migliore tradizione narrativa italiana».Guido Caserza, «Il Mattino»