Elvira Mujcic eBooks
eBooks di Elvira Mujcic di Formato Mobipocket
Al di là del caosCosa rimane dopo Srebrenica. E-book. Formato Mobipocket Elvira Mujcic - Infinito, 2012 -
Quando i rumori della guerra si spengono, che cosa rimane? Con questo libro Elvira Mujcic “ha voluto far conoscere ed esprimere le conseguenze del gonocidio di Srebrenica rivivendolo in se stessa, nei propri sogni e incubi, nei suoi amori giovanili e nelle sue disillusioni. Questo libro è una rara testimonianza proprio perché, a differenza di molti altri testi analoghi, ha trovato un’adeguata espressione letteraria”. (dalla prefazione di Predrag Matvejevic). Il viaggio ripercorso dall’Autrice in Al di là del caos è sia quello fisico, che l’ha portata da Srebrenica all’Italia attraverso la Croazia, sia psicologico, per trovare la salvezza mentale. Accompagnano il libro canzoni e odori che sembrano la colonna sonora di una vita. Al di là del caos è un continuo rimbalzare da qui a lì, dall’Italia alla Bosnia, un continuo cercare un posto per esistere. Ma è anche un atto d’accusa rabbioso nei confronti di un mondo che si dimostra sempre opportunista e non punisce chi si è macchiato di colpe spaventose, come nel caso dei responsabili del genocidio di Srebrenica.
Sarajevo La storia di un piccolo tradimento. E-book. Formato Mobipocket Elvira Mujcic - Infinito, 2012 -
"Sarajevo… Si può avere nostalgia di un Paese che non c’è? E che ti fanno credere non ci sia mai stato. Si può avere nostalgia di una città che c’è, ma non è così come tu la ricordavi? E se me la fossi inventata, questa città? Forse c’è, ma è invisibile. Vive parallelamente alla città reale, ma ha un respiro diverso, più lento, più antico. Sicuramente più vero. Non mi piace arrivare in aereo, mi catapulta direttamente da qui a là, senza la necessaria preparazione. Invece ho bisogno di ritualità. Devo seguire un certo percorso collaudato dalla mia nostalgia. Mi piace arrivare a Sarajevo con l’autobus e quell’autobus mi piace prenderlo a Spalato, nella stazione che si trova proprio accanto al porto, dal quale sono appena uscita perché sono sbarcata da una nave, proveniente anch’essa da un altro porto, quello di Ancona, che ho raggiunto con un treno preso a Milano...". Dall'autrice de "La lingua di Ana", "Al di là del caos" e "E se Fuad avesse avuto la dinamite?", editi da Infinito edizioni.
La lingua di AnaChi sei, quando perdi radici e parole?. E-book. Formato Mobipocket Elvira Mujcic - Infinito Edizioni, 2012 -
Ana, la protagonista di questa vicenda, è un’adolescente moldova catapultata in Italia che improvvisamente si rende conto di non sapersi esprimere totalmente né in italiano né in moldavo.“C’è un detto secondo cui un uomo che parla due lingue vale due uomini. E quello che parla metà di una e metà di un'altra, vale un uomo? O ne vale mezzo?”, si chiede Ana, un’adolescente moldova catapultata in Italia, nel momento in cui si rende conto di non sapersi esprimere totalmente né in italiano né in moldavo.Protagonista di questo libro è la lingua con il suo potere evocativo e al contempo alienante; la lingua che accoglie e respinge. L’incapacità di esprimersi si tramuta in difficoltà di esistere, ma con la possibilità di reinventarsi.Ana vive passo dopo passo il doloroso passaggio da una lingua all’altra, che non è un semplice cambio di simboli e significati, ma è una ricerca emozionale tra le ibridazioni dell’Io.“Forse non parlare e non capire una lingua è un po’ come perdere uno dei cinque sensi. O forse, più probabilmente, è come perdere un pochino di ogni senso. Come se la realtà fosse percepita solo a metà e il resto andasse perso nella confusione. Inoltre, il mio non voler parlare era anche il mio non voler vivere qui, non volermi interessare di nulla e lasciare che il mondo se ne andasse per i fatti suoi, senza che io ne dovessi fare parte…”.“Crescere sradicati, in un altro Paese, alieno, in una lingua sconosciuta, più che problemi umani provoca problemi sovrumani, extraterrestri.. Il dramma della lingua, delle parole nascita e rinascita è antico quanto l’essere umano. Domare la lingua è come cavalcare un cavallo selvaggio. È difficile per tutti, ma ancor più per le donne, per le donne straniere, che scrivono nella lingua non materna. Elvira è riuscita a farmi stringere il cuore, come ha fatto Elsa Morante a darmi quell’energia extra: tutt’e due con il virus della parola nomade, che si trasmette da una lingua all’altra. La lingua è contagiosa, attenti, tutti voi che prendete in mano i libri di letteratura! Mordono!”. (Jasmina Tešanovic)