Maria Cristina Albonico eBooks
eBooks di Maria Cristina Albonico di Formato Mobipocket
Tra modernismo e modernità letteraria. E-book. Formato Mobipocket Maria Cristina Albonico - Educatt, 2014 -
Definire con precisione i contorni del movimento modernista in Italia presenta ardue difficoltà, per la sua complessità intrinseca e per le molteplici interpretazioni che, nel corso degli anni, ne sono state date. Sorto negli ultimi decenni del XIX secolo e vivace nei primi anni del XX, il modernismo fu un movimento riformatore o, più precisamente, innovatore, che si propose di conciliare le novità del pensiero moderno, dalla filosofia alla scienza, fino alla critica positiva, con la religione cristiana. Il modernismo si diffuse in diverse nazioni; in Francia furono esponenti di spicco Alfred Loisy (1857-1940) e Lucien Laberthonnière (1860-1932), in Inghilterra George Tyrrel (1861-1909). Questi pensatori influirono sui fermenti innovatori che, sotto vari aspetti, andavano via via acquisendo consapevolezza anche in Italia: ma già a partire dalla fine dell’Ottocento alcune figure di rilievo, come Romolo Murri, avevano affrontato questioni importanti, se pur spinose, come il ruolo del laicato nella Chiesa e la partecipazione dei cattolici alla vita politica. In effetti occorre tener presente che il modernismo assunse connotazioni diverse nei vari paesi: se è vero che tra le istanze principali vi furono l’applicazione ai testi sacri dell’analisi filologica e un approccio alla teologia ispirato alle filosofie coeve, come l’irrazionalismo e l’idealismo, in Italia si distinse in particolar modo «per i suoi toni vivaci, per la larga fioritura di iniziative e di scritti, soprattutto per lo sforzo di superare i confini strettamente scientifici, entro i quali era sorto all’estero, e raggiungere zone più ampie del mondo cattolico».
Una golosità letteraria: cioccolata in versi. E-book. Formato Mobipocket Maria Cristina Albonico - Educatt Università Cattolica, 2014 -
La cioccolata è tipica del mondo dell’Ancien Régime: all’azione stimolante del caffè, oppone un ritmo blando, un’azione nutriente e rinforzante; inoltre, mentre il caffè inizialmente viene apprezzato soprattutto nei paesi protestanti, la cioccolata trova spazio in quelli cattolici, come la Spagna e l’Italia: infatti, viene introdotta dai conquistadores, che ne diffondono l’uso nella penisola iberica; succes¬sivamente, anche grazie alle relazioni tra Spagna e corte pontificia, viene conosciuta anche altrove. In più, forniva la possibilità di nutrirsi meglio nei periodi di digiuno, in quanto considerata alimento liquido (non senza lunghe diatribe tra i teologi).Comunque, nel corso del Settecento, sia il caffè sia la cioccolata incisero profondamente sul gusto e sulle abitudini, non solamente gastronomiche, della società: ciò è testimoniato anche dal fatto che frequentemente il caffè ricorre nei titoli di opere letterarie e di riviste. Naturalmente, l’esempio più noto è quello della rivista milanese «Il Caffè» (1764-1766), l’attivo foglio diffusore delle idee illuministiche fondato da Pietro e Alessandro Verri; proprio nel primo numero, gli autori nell’introduzione si pongono il problema dell’attribuzione del nome adatto per il periodico: parlando di Demetrio, l’immaginario greco che, nella finzione letteraria, ha aperto a Milano la bottega dove si riuniscono.Anche il teatro offre citazioni esemplari: è celebre La bottega del caffè (1750), di Carlo Goldoni, ma non mancano esempi meno famosi, come il poemetto Il caffè e la cena (1767) del poeta e storico napoletano Carlo Pecchia.Al di là dell’interesse onomastico vi è comunque, soprattutto, un appassionato dibattito, letterario, medico e teologico, sulle virtù e sui difetti delle bevande giunte dalle Indie Occidentali; scienziati e poeti si esprimono in merito, giungendo a posizioni talora opposte, ma contribuendo in ogni caso alla diffusione dell’interesse per queste nuove golosità.(tratto dall'Introduzione)