Rossana Rossanda eBooks
eBooks di Rossana Rossanda di Formato Pdf
Rossana Rossanda (n. 1924) è una figura di primo piano della sinistra italiana, ex deputata e giornalista. Responsabile della politica culturale del pci negli anni sessanta del Novecento, è stata radiata dal partito nel 1969 insieme con Luigi Pintor, Lucio Magri, Valentino Parlato, Aldo Natoli e Luciana Castellina, e con loro ha poi fondato il quotidiano “il manifesto”. Vive a Parigi. Autrice di numerosi saggi politici, in tempi più recenti ha pubblicato anche scritti autobiografici e di riflessione sui grandi temi esistenziali, tra cui La vita breve. Morte, resurrezione, immortalità (con Filippo Gentiloni, 1996) e La ragazza del secolo scorso (2005). Presso Bollati Boringhieri sono usciti Note a margine (1996) e La perdita (con Emanuela Fraire, 2008).
Questo corpo che mi abita. E-book. Formato PDF Rossana Rossanda - Bollati Boringhieri, 2018 -
««Pagine sorprendenti per la coraggiosa esposizione di sé – il rapporto col suo corpo, l’invecchiamento, la morte». »Lea Melandri«Pagine sorprendenti per la coraggiosa esposizione di sé – il rapporto col suo corpo, l’invecchiamento, la morte. »Lea MelandriParlare del corpo è smuovere un’«inquietudine». Ancor più per una donna che ha anteposto le ragioni del suo «io politico» al principio del «tutto è sessuato», in amichevole dissonanza nei confronti del pensiero femminista con cui non ha mai smesso di dialogare. Ma è quel sottile disagio – lo scarto che avverte tra sé e l’immediatezza biologica – a spingere felicemente Rossana Rossanda su un terreno inabituale. Lei che ha attraversato di furia, e contromano, il corso del mondo, non cede all’opacità indecifrabile del corpo, e mentre incombe l’età più fragile della vita lo interpella, lo scruta, gli dà del tu senza troppa confidenza e ne annota i cedimenti con moderata costernazione. «Da tutte le parti questo corpo che mi abita e che abito sfugge e mi torna, come se fosse l’anguilla della mia coscienza, un’anguilla attaccata a “me”». E sebbene l’oggetto del suo ragionare affilato le sembri provvisto di «tanta emotività quanto una grammatica», Rossanda riesce a infondervi, in modo quasi preterintenzionale, il battito di un incantamento, sia quando indugia sulle proprie splendide mani tradite dal declino, sia quando tocca questioni meno intime, gli inarrivabili canoni di bellezza delle dive o il travestitismo che permise ad alcune donne del passato di rimediare a uno stato di minorità. Nella sua messa a nudo, Rossanda rifugge però dall’idea che il sapere del corpo sia prerogativa femminile in virtù dei carichi simbolici assegnati ad esso da maternità e seduzione: è uno dei punti di maggiore sintonia con Lea Melandri, che anni fa ha ospitato sulla rivista «Lapis» gli articoli qui raccolti, e che oggi condivide con Rossanda la «malinconia dei tempi lunghi della storia».