Sandro Buoro eBooks
eBooks di Sandro Buoro di Formato Epub
Da una parte il miele dall'altra la cera. E-book. Formato EPUB Sandro Buoro - Latorre Editore, 2023 -
Come diceva Pasolini, “La più grande attrazione di ognuno di noi / è verso il Passato, perché è l’unica cosa / che noi conosciamo ed amiamo veramente.” C’è tanto passato in questo diario, passato che si coagula attorno a due figure, le figure centrali della vita di Sandro Buoro, prima e dopo:“PADRE MIO, MADRE MIAirrimediabilmente perduticerco le impronte della vitatra i rovi che ricoprono l'orto che fu nostroe chiedo ai mattoni della cascina che non è piùse ricordano la piccola cucina che riuniva di seraprima che notte separasse ognunocon fatiche e speranze propriema i cuori battevano all'unisonoal canto dei riscatti sperati e dell'usignolosulla gaggia in fiore.”(7 agosto 2021)Nostalgia del passato (dolore del ritorno del passato) che altrove s’allarga ai toni dell’epica contadina:“DOVE SONO FINITI QUEGLI UOMINI coi vestiti stracciati e le mani ridotte ad attrezzi da lavoro, QUELLE DONNE COL GREMBIULE LEGATO IN VITA che cucinavano per la famiglia, preparavano conserve e marmellate, chiamavano col verso a sera le galline...”.Ma c’è anche, a fianco, il presente, vissuto con carattere costantemente polemico/ironico, perché “fuori infuria la storia e i venti sono contrari”.Perché con questo presente, per citare ancora Pasolini, come si può non essere polemici? È quello stesso passato che di per sé è critica nei confronti del presente.Ne risultano, qui dentro, due musiche diverse. Il “largo” della contemplazione e del ricordo e il “mosso agitato” della polemica e della critica si alternano per formare l’ossatura tonale della raccolta. Ecco un esempio di come l’andamento lento dell’anapesto può guidare lo sguardo: “La stagione che il mondo foglia e fiora, la vertù che 'ntorno i fiori apre et rinove non è semplicemente croco che spinge la polvere, bocciolo carnoso di narciso che gonfia dal suo tubero ricco, tulipano che chiude la corolla a sera dopo averla impregnata di sole e aria oppure giacinto che spunta lento e mostra il fiore a grappolo un po' alla volta fino a ubriacare del suo odore...”. Altrove la lingua corre: “di questa città in mano a cinesi, neri, magrebini, rumeni, slavi, centri commerciali e supermercati... e il peggio non sono loro in questo luogo ‘fortunato’ posto al centro del triangolo industriale d'Italia, l'ombelico della ‘settima potenza industriale’ del mondo... balle balle balle e parole parole parole berciate da cattivi amministratori, da imbonitori di popolo bue, da novelli Nerone con la cetra in mano a cantare la rovina della città e la scomparsa della Provincia da qualunque classifica civile.” E così, rapportandosi una all’altra e scontrandosi anche e amoreggiando, le due essenze verbali alla fine si fondono in una voce originale, toccando la vetta:“Bastava un fruscio di canne per sognarealzando lo sguardo sulle scure macchiedove cinghiali e forse draghi di notteritornavano nei campi, ai botri d'acquerifugi perduti che la famiglia aveva bruciatoe reso terra buona per vivere.In qualche luogo del nostro passatoc'era una grande famiglia da dove tutti siamo partitiper solcare mari e terre del mondoe là ritornare un giorno col sognoa cerchio seduti canteremo di strade, paesiuniti, felici del viaggio che mette pace in cuore.”
La pietra sul tempo. E-book. Formato EPUB Sandro Buoro - Latorre-Editore, 2023 -
e le cascine dall'alto scoprono tetti crollaticoppi franti, stanze abbandonate e intrisedi piogge e sofferenze e tempo.I paesaggi e le cose, le case che crollano, i coppi, la pioggia che consuma, battendo il tempo sulle pietre… questa ultima raccolta del “poeta contadino” Sandro Buoro è piena di cose che soffrono. Un’atmosfera elegiaca la pervade, virgiliana. Vediamo e ascoltiamo le lacrimae rerum, le strida mute degli oggetti che lo specchio accomuna ai viventi nel loro “correre alla morte”.È poesia antica, imbevuta di classici, ma soprattutto classica nel modo. Nel modo di osservare il mondo e la vita. Ed è il modo/mondo dei campi arati, dei filari dei pioppi, dei canneti indizio dell’acqua. Il fiume che porta via tutto ha il colore della terra, il tempo smotta, le colline s’appianano, i tetti rovinano, gli amici più non s’incontrano, le biciclette sono rare al tramonto. Un dolente “tempus fugit” risuona in questi versi. Ma c’è… il vento, lo scirocco che viene dal mare e che porta nubi chiare, e profumi che “leniscono il cuore”:Altre volte la voce del ventotra rami di tiglio o di selvatica acaciasveglia i miei sensi e mai sopiti ricordi di eucaliptiquando ero bambino altrove e ritornal'aspro sapore aromatico della fogliamasticata tra i dentiE insieme al vento i ricordi dei giorni felici, dei nomi amati, dei volti lontani ma non assenti, vicini al pensieroso solitario, che addolcisce i suoi versi, modulando bisillabi armonizzati: Altre volte la voce del vento; che reinventa un linguaggio epico omerizzante, diffidente di articoli. E c’è colei “che rientra da notti lunari”, e c’è una non nominata del tutto presente, e c’è Marta che torna, e c’è… il “fiore d’innocenza”, il corpo piccino e tenero, fragile ma possente di tutto il futuro possibile: “Alma dagli occhi profondi”.
Cenere. E-book. Formato EPUB Sandro Buoro - Latorre Editore, 2020 -
La poesia è un’arte triste? Sembra di sì, a leggere la quantità dei poeti contemporanei. Sembra addirittura che la poesia possa essere definita come l’arte dello sfogo del dolore, della confessione delle colpe, del rammarico per il tempo che passa… Ma non è sempre così. Per fortuna! La poesia di Sandro Buoro è anche tutto questo, ma la sua sostanza è un’altra. Ed è una sostanza vitalistica, sensuale. C’è la memoria del poeta, che fonde nei versi i ricordi: la Maremma, il padre contadino, la madre sempre indaffarata, la scuola, la bicicletta, i viaggi… Ma c’è anche il presente: il giardino con tutte le sue varietà, il cibo, le carezze, le notti e i giorni, il cielo… Buoro osserva il tutto con occhi voraci. Vuole tutto. Afferra famelico gli eterni che si affacciano al suo cono di luce. E li divora, facendoli diventare carne di se stesso. La poesia è il suo modo di cibarsi del mondo. Versi in prevalenza lunghi, assorbenti, pieni di cose come le calze della Befana di una volta. Semplici in apparenza ma intrisi di cultura umanistica, di richiami letterari. Suggestioni colte trasfuse. Versi che a volte alternano slanci “sublimi” a notazioni delicatamente “comiche”. “E allora vieni, prendi coraggio/e una sera inoltrata di quarantena vieni qui/dove aspetta una magica soffitta ripulita/senza polveri sottili ragnatele e tarli molesti/ma libri di magia, mortai per erbe lontane/alambicchi di storie non scritte, misteriosi/profumi di viaggi mai consumati/e la vista del mondo che è finestra sul giardino”.