Adriano Favole eBooks
eBooks di Adriano Favole
Adriano Favole è vicedirettore per la ricerca presso il dipartimento di Culture, politica e società dell’Università di Torino, dove insegna Antropologia culturale e Cultura e potere. Ha tenuto corsi presso le Università di Milano, Genova e Bologna, è stato più volte visiting professor presso l’Università della Nuova Caledonia e ha compiuto ricerche in Polinesia occidentale, in Nuova Caledonia, a Vanuatu, in Australia e a La Réunion. I suoi ambiti di ricerca principali sono l’antropologia politica, l’antropologia del corpo e del patrimonio. Da anni collabora con “La Lettura” del “Corriere della Sera”. Tra i suoi libri: Resti di umanità. Vita sociale del corpo dopo la morte (2003), Oceania. Isole di creatività culturale (2010) e La bussola dell’antropologo (2015), tutti pubblicati da Laterza.
La bussola dell'antropologo: Orientarsi in un mare di culture. E-book. Formato EPUB Adriano Favole - Editori Laterza, 2015 -
Conoscere le culture che ci circondano e sono parte delle nostre vite e dei nostri stessi corpi. Culture che si intrecciano nel mondo globalizzato e iperconnesso di oggi. Questo consente l'antropologia: difenderci dai razzismi e dai tribalismi che attraversano le società contemporanee e, soprattutto, cogliere le proposte innovative che ci offrono altri punti di vista per camminare, creativamente, verso il futuro.
Oceania: Isole di creatività culturale. E-book. Formato EPUB Adriano Favole - Editori Laterza, 2014 -
«L'Oceania non è né a occidente né a oriente: è a occidoriente. Partendo dall'Europa, si può volare o navigare verso l'Oceania andando verso est o verso ovest. L'Oceania è occidoriente non solo in un senso geografico o cartografico, ma anche perché è spesso rappresentata attraverso due potenti e contrapposti stereotipi. Da un lato, l'immagine 'orientalizzante' ed esotica di un luogo primitivo, abitato dagli aborigeni australiani con i loro miti millenari, dai papua della Nuova Guinea dediti al cannibalismo, dalle avvenenti donne polinesiane; dall'altro lato, l'immagine opposta di un mondo ritenuto ormai completamente occidentalizzato: un vasto insieme di isole che avrebbero irrimediabilmente smarrito la ricchezza culturale e ambientale originaria». Non è così per Adriano Favole che, nei lunghi periodi di ricerca in Oceania, ha frequentato le società native e ne testimonia il fervore culturale e artistico, legato non solo alle tradizioni ma soprattutto a un continuo confronto con gli 'altri'. Per questo, nel guidare il lettore alla loro conoscenza, si sofferma sull'aspetto della 'creatività culturale', un ambito del fare umano che ha in comune con l'Oceania il fatto di essere spesso considerato marginale. «Esplorare e far convergere i due 'continenti invisibili', l'Oceania da un lato e la creatività delle culture umane dall'altro, è l'obiettivo di questo saggio che si muove tra etnografia ed epistemologia».
La via selvatica: Storie di umani e non umani. E-book. Formato EPUB Adriano Favole - Editori Laterza, 2024 -
La 'via selvatica' è quella che ci fa scoprire che non siamo solo cultura, che l'essere umano vive delle relazioni che intrattiene con tutti i suoi 'simili', dalle api ai vulcani, dalle foreste alle barriere coralline, dalle piante ai funghi che abitano con noi la Terra. Adriano Favole ce la racconta portandoci dentro la foresta di Tchamba, sull'isola di Futuna, tra i vulcani di La Réunion, sulle ramificazioni liquide dell'Amazzonia, nella baia di Lékiny e tra le radure delle Alpi occidentali. Un giorno James Clifford, uno dei più noti antropologi contemporanei, fu invitato dal suo amico Jean-Marie Tjibaou, un Kanak della Nuova Caledonia, a visitare la sua tribù natale. A un certo punto, dalla sommità della collina, Clifford vide alcune abitazioni in mezzo a una radura nella foresta. «Dov'è casa tua?», gli chiese. Tjibaou lo guardò, aprì il palmo della mano muovendolo a 360 gradi, invitandolo a osservare l'insieme del paesaggio e gli disse in francese: «C'est ça la maison!» (È questa la casa!). 'Casa' è fuori di noi, è l'insieme delle relazioni che abbiamo con gli umani e con gli altri esseri che vivono con noi qui sulla Terra. Dobbiamo la vita a forze ed esseri 'selvatici', 'incolti', che vivono cioè fuori dai confini delle culture intese come spazi simbolici. L'incolto è la nozione di cui abbiamo bisogno per uscire da quella contrapposizione tra natura e cultura che continua a colonizzare le nostre menti. L'incolto non è il caos: è la vita che si organizza, che germoglia, che si stratifica come i coralli, che si incontra e si scontra, la vita che rinasce continuamente nei dintorni di quella organizzazione che chiamiamo 'cultura'. L'incolto è un aspetto del mondo che viviamo e della condizione umana. Non è un caso che alcune società lo abbiano 'sacralizzato' e spesso posto al centro di rituali, proteggendolo dall'invasività e dall'avidità umana con norme e divieti. È in gran parte nell'incolto o nel semi-colto delle foreste e degli oceani che si produce l'ossigeno che respiriamo; è nei greti dei torrenti e nelle forre sotterranee che si accumula l'acqua che beviamo. Gli dobbiamo l'esistenza e, anche se non sempre lo riconosciamo, l'incolto ha una sua vita, è un assemblaggio di progettualità che prescindono da noi; l'incolto si cura di noi. Noi siamo incolto.