Nedjeljko Fabrio eBooks
eBooks di Nedjeljko Fabrio
L'esercizio della vitaCronisteria. E-book. Formato EPUB Nedjeljko Fabrio - Oltre Edizioni, 2018 -
La saga di una città dai mille volti, che però rappresentano il suo vero volto. Una città non italiana, non croata, non ungherese, ma insieme italiana, croata, ungherese. E’ la Fiume, oggi Rijeka, prossima capitale europea della cultura nel 2020, raccontata in questo romanzo da Nedjeljko Fabrio. Una data, il 2020, entro la quale, un po’ alla volta, sta cercando di rientrare nel novero di quelle città straordinarie, multietniche, multilinguistiche, multiculturali e multireligiose, com’erano nel passato Alessandria d’Egitto o Beirut o Smirne o Rodi. Un percorso non facile che la scrolli definitivamente da quella linea piatta, senza più vita, monocorde, unilaterale, quale la Jugoslavia di Tito l’aveva ridotta dopo le lunghe bellissime stagioni dei secoli precedenti, dal 1700 al 1945, che in questo romanzo, di autentico spessore letterario, vengono raccontate da Nedjeljko Fabrio. Certo, lo fa dal punto di vista suo, croato, ma non sfugge, nonostante questo prisma a tratti deformante, proprio, del resto, di uno scrittore a cui sono concesse tutte le invenzioni possibili di questo mondo, l’impronta cosmopolita che pochi hanno saputo cogliere, chi riducendo Fiume, prima, a città ungherese, chi poi, dopo l’impresa dannunziana, a città italiana, chi poi, con l’arrivo di slavi venuti da fuori a riempire il vuoto demografico lasciato dall’esilio degli italiani, a jugoslava, e chi infine ancora, negli ultimi vent’anni, a città croata. No, Fiume è Fiume. O non è.
L'esercizio della vitaCronisteria. E-book. Formato Mobipocket Nedjeljko Fabrio - Oltre Edizioni, 2018 -
La saga di una città dai mille volti, che però rappresentano il suo vero volto. Una città non italiana, non croata, non ungherese, ma insieme italiana, croata, ungherese. E’ la Fiume, oggi Rijeka, prossima capitale europea della cultura nel 2020, raccontata in questo romanzo da Nedjeljko Fabrio. Una data, il 2020, entro la quale, un po’ alla volta, sta cercando di rientrare nel novero di quelle città straordinarie, multietniche, multilinguistiche, multiculturali e multireligiose, com’erano nel passato Alessandria d’Egitto o Beirut o Smirne o Rodi. Un percorso non facile che la scrolli definitivamente da quella linea piatta, senza più vita, monocorde, unilaterale, quale la Jugoslavia di Tito l’aveva ridotta dopo le lunghe bellissime stagioni dei secoli precedenti, dal 1700 al 1945, che in questo romanzo, di autentico spessore letterario, vengono raccontate da Nedjeljko Fabrio. Certo, lo fa dal punto di vista suo, croato, ma non sfugge, nonostante questo prisma a tratti deformante, proprio, del resto, di uno scrittore a cui sono concesse tutte le invenzioni possibili di questo mondo, l’impronta cosmopolita che pochi hanno saputo cogliere, chi riducendo Fiume, prima, a città ungherese, chi poi, dopo l’impresa dannunziana, a città italiana, chi poi, con l’arrivo di slavi venuti da fuori a riempire il vuoto demografico lasciato dall’esilio degli italiani, a jugoslava, e chi infine ancora, negli ultimi vent’anni, a città croata. No, Fiume è Fiume. O non è.