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Diario 1937-1943: Edizione integrale. E-book. Formato EPUB Stefano Poma - L&Apos;Universale, 2015 -
Il Diario di Galeazzo Ciano, tenuto dall’autore per tutto il periodo durante il quale fu ministro degli Esteri dell’Italia fascista, è uno dei più importanti documenti relativi agli ultimi anni del regime. Dall’alleanza con la Germania alla non belligeranza, alla dichiarazione di guerra fino alla sconfitta delle truppe dell’Asse in Africa, questo diario racconta gli anni più combattuti di Mussolini: dal suo massimo consenso, attribuitogli dopo la Conferenza di Monaco del ’38 e nella quale fu definito “il salvatore della pace”, alla sua inevitabile sconfitta militare e politica. Da questo diario, la figura del duce, esce sfregiata: “Hai mai visto l'agnello diventare lupo? La razza italiana è una razza di pecore. Non bastano 18 anni per trasformarla. Ce ne vogliono centottanta o forse centottanta secoli". E ancora: “Il popolo italiano bisogna tenerlo inquadrato e in uniforme dalla mattina alla sera. E ci vuole bastone, bastone, bastone…”. Nella seduta del Gran Consiglio del fascismo del 25 luglio del 1943, Galeazzo Ciano vota la mozione del giorno Grandi, che porta all’arresto di Mussolini e alla fine del regime. Pochi mesi dopo, il 19 ottobre 1943, Ciano viene arrestato a Verona dalle SS e rinchiuso nel carcere degli Scalzi, con l’accusa di alto tradimento. Viene condannato a morte e fucilato all’alba dell’11 gennaio 1944. La moglie, Edda, tentò disperatamente fino all’ultimo di salvargli la vita, cercando di barattare la vita dell’ex ministro degli Esteri coi suoi diari, i quali riportavano i tanti tradimenti tedeschi nei confronti degli italiani. Ma tutto fu inutile. Al giudice Vecchini che gli chiedeva se era il caso di condannare a morte Ciano, nonostante fosse suo genero, Mussolini rispose con voce ferma: “Fa’ il tuo dovere”.
Gabriele D'Annunzio il dandy italiano Veronica Iorio. E-book. Formato EPUB Veronica Iorio - L&Apos;Universale, 2018 -
La vita di Gabriele d'Annunzio è essa stessa un'opera del Vate, la più grande che egli abbia cercato di scrivere senza disdegnare l'inganno, la menzogna, il divismo. Gabriele confeziona se stesso a misura di pubblico, mescolando realtà e fantasia: inventa la notizia della sua falsa morte per pubblicizzare la sua prima opera, conquista la giovane duchessa d'Hardouin attratto dal blasone di lei e ne seduce, poi, la madre. Possiede giovani nobildonne in gondola e sfrutta l'amore della Duse a suo vantaggio. Spadroneggiò gli uomini del suo tempo, influenzò ogni campo dell’arte e i suoi capricci vennero seguiti con viscerale curiosità da quaranta milioni di italiani. Generoso, regalò a intere generazioni il suo stile, la sua energica espressione massmediatica che coinvolse la folla nel mito delle proprie parole. Si circondava di persone mediocri che, stando vicino a lui, assaporandone l’essenza e osservando quei picchi di innovazione e originalità del Vate, credevano di averle assorbite e fatte proprie. D’Annunzio non poteva invecchiare, non poteva non essere per sempre giovane. Viveva nel miraggio dell’eterna giovinezza, fino a quando, il ricordo di quello che fu, lo travolse. Una parabola che declina fino alla clausura del Vittoriale dove, tra donne e cocaina, non sopravvive al declino del mito che per se stesso aveva inventato.