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Pietro Gatti poeta. Vol. 1 Valli D. (Cur.) - Manni, 2010
«Pietro Gatti rappresenta il punto più alto della poesia dialettale del Salento e uno degli acquisti più convincenti della poesia dialettale dell'intera Nazione. Tutto il suo incedere sui sentieri della creazione lirica può essere contenuto in una antica ma sempre attuale verità: realtà come poesia e poesia come realtà. L'una e l'altra esaltate dal miracolo della parola/verbo. È questa parola che schiude i confini invisibili d'un mondo dove tutto si anima e ogni minimo oggetto racconta la sua storia. Ed ecco allora l'accanimento sulla parola poetica in maniera da trarne tutti i possibili vantaggi di incanto e suggestione. L'umile poeta, il silenzioso e schivo artigiano di un paese che sembra dimenticato dal mondo, Ceglie Messapica, è abbacinato dalla legge antica e fatale che lega il contadino alla sua terra, è fasciato dalle voci, dagli echi che giungono dalla vita della natura, è immerso in questa realtà che va oltre il visibile, oltre la storia, fino a dilagare nel mondo dei morti, dei tanti fanciulli vittime innocenti, falcidiati dalla miseria e dalla fatalità. Quanto più la realtà è dura e spietata, tanto più la scrittura diventa ricca e densa di pietà.» (Donato Valli).
Pietro Gatti poeta. Vol. 2 Valli D. (Cur.) - Manni, 2010
«Ceglie, 4 dicembre 1996. Caro Donato, ti scrivo lentamente e arrancando. La scoppola datami all'improvviso verso le 4 del mattino del 25 agosto scorso è stata brutale. Le conseguenze di questo manrovescio, che ha quasi distrutto il mio fisico (e non solo esso), sempre più debilitato d'altronde negli ultimi anni, sono irreversibili. Mi ricorderai certamente sempre. Ricorderai sempre il frutto splendido della mia vita, che tardivamente ma tanto più ingordamente ho goduto e ne ho fatto parte agli amici. Ho già ridetto ai miei della grande congerie dei miei testi poetici manoscritti e dattilografati e dei vari posti di giacimento. Sarai tu ad occupartene in assoluta libertà. Mi piace enormemente pensare al 'postumo'. Per ultimo: 'Viva la mia poesia!' Per essa, con essa in essa vivrà pure la mia Terra, vivrà pure il mio umilissimo nome. Con ciò, basta. Pietro».
La poetica di Pietro Gatti. Tra disimpegno e mitopoiesi Gasparro Vincenzo - Youcanprint, 2020 - Critica Letteraria / Generale
Rileggere il poeta Pietro Gatti in quest'epoca di globalizzazione sfrenata e tumultuosa non è un puro esercizio retorico e letterario, ma l'occasione per un ripensamento sulla condizione umana e sull'organizzazione della società. L'uomo dell'antropocene e del novacene viene chiamato a ripensare il rapporto uomo-natura, a riscoprire valori perduti per superare l''immondezzaio consumistico', praticare e tessere rapporti di solidarietà e di fraternità. Da un innocente poeta ricaviamo il monito della riscoperta della sacralità del pane e della vita in armonia con la bellezza della natura. Il poeta ci ricorda laicamente che la terra è il nostro unico paradiso, anche se il male di cui l'uomo è capace la rende, troppe volte, un tragico inferno. Gatti non s'interroga, dopo la morte nicciana di Dio sul suo silenzio e il suo canto si fa disperato e tragico.