Bucci Agapito Libri
Libri di Agapito Bucci editi da Zecchini
Bellini. Romanzo di una vita breve Bucci Agapito - Zecchini, 2011
La vita di Vincenzo Bellini sembra fatta su misura per impersonare grandezze e sciagure dell'artista romantico: la vocazione alla musica, gli studi a Napoli e il successo ottenuto al debutto con Adelson e Salvini, l'amore con una giovane partenopea impedito dai genitori della giovane, i successi alla Scala fra gli intrighi dei rivali, la confusione della vita teatrale e il turbinio della vita mondana. Ma non basta: Bellini, oltre ai trionfi, conosce i fiaschi di Zaira e Norma, l'acclamazione del pubblico londinese, l'amore negato di Maria Malibran e, infine, l'agognato debutto parigino sotto l'ala di Rossini, con quei puritani che saranno il suo canto del cigno: il musicista muore, neppure trentaquattrenne, nei sobborghi della capitale francese. Il libro di Agapito Bucci, in equilibrio costante fra rievocazione narrativa e approfondimento saggistico, ricostruisce la vita del catanese attraverso un ampio ricorso ai suoi epistolari, specialmente quello con l'amico Florimo, senza che mai venga meno la piacevolezza di lettura: un libro apparentemente romanzato, in realtà rigorosissimo. Il testo è corredato da un ricco apparato di note, che attingono a storici e musicologi antichi e contemporanei.
Giuditta Turina. L'amante di Bellini Bucci Agapito - Zecchini, 2013
Giuditta Cantù: donna bella, colta, sensibile alle arti, appena adolescente sposa Ferdinando Turina, ricco imprenditore, col quale non riuscì a realizzare una soddisfacente corrispondenza affettiva e spirituale. L'incontro con Bellini fu folgorante, anche se all'inizio la signora si mostrò incerta, consapevole che la relazione col musicista sarebbe diventata, prima o poi, di pubblico dominio ed avrebbe causato la reazione del marito. Usufruendo della complicità benevola della famiglia e del gradimento dello stesso consorte che si riteneva orgoglioso dell'amicizia dell'illustre ospite, riuscì per un lungo periodo ad essere soddisfatta e felice. Poi sopraggiunsero la rottura, la fine della relazione amorosa, il divorzio. Come giudicarla? Sicuramente coraggiosa, "femminista" ante litteram, capace di assumere comportamenti autonomi ritenuti allora immorali e contrari alla tradizione. Ma anche, come emergono dalle lettere, una sensibilità delicata, un'accattivante disponibilità al dialogo e al confronto umano, una determinata e salda accettazione del dolore.