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L'Euridice e la favola d'Orfeo. L'utopia nel melodramma Rinuccini Ottavio Striggio Alessandro - Mondadori, 2009 - Biblioteca Dell'utopia
Quanta utopia si cela nella storia della musica? Difficile rispondere in termini soddisfacenti a un simile quesito: cercare tracce d'utopia nel fugace mondo delle armonie è come scavare le sabbie mobili per trovare l'oro. Ma una collana come questa non poteva ignorare la musica. A farci scoprire tracce d'utopia nel melodramma è Gaspare De Caro che, sulla scorta di un ampio saggio introduttivo, ci fa apprezzare modi e nodi del perseguimento dell'utopistico binomio arte-politica nella corte medicea, nonché il suo successivo affossamento nella corte gonzaghesca. Se l'Euridice di Rinuccini mira a dare nuova espressione al mito umanistico della poesia redentrice, evocando la resurrezione civile di Firenze nel ritorno di Euridice alla vita, da Mantova l'Orfeo di Striggio contesta gli allori fiorentini del melodramma ed esonera la poesia da ogni utopia liberatoria, degradandola a un mero ruolo consolatorio, poiché «nulla quaggiù diletta e dura». Questo libro tenta dunque una strada che origina dagli inizi del melodramma, proprio nei giorni in cui le idee utopistiche correvano con la stessa velocità del denaro. Come il lettore vedrà, una rilettura dei libretti di Rinuccini e di Striggio fa nascere una nuova interpretazione di quel miracolo che i manuali di storia della musica chiamano il 'recitar cantando', con il quale nasceva un nuovo genere.
L’Euridice e La favola d’Orfeo: l’utopia nel melodramma Ottavio Rinuccini Alessandro Striggio - Mondadori, 2009 -
Il volume è stato composto in monotype col carattere Dante e stampato su carta Palatina con torchio piano-cilindrico --- Quanta utopia si cela nella storia della musica? Difficile rispondere in termini soddisfacenti a un simile quesito: cercare tracce d’utopia nel fugace mondo delle armonie è come scavare le sabbie mobili per trovare l’oro. Ma una collana come questa non poteva ignorare la musica. Questo libro tenta una strada che origina dagli inizi del melodramma, proprio nei giorni in cui le idee utopistiche correvano con la stessa velocità del denaro. Si tratta di una vicenda i cui protagonisti sono Ottavio Rinuccini e Alessandro Striggio, autori dei due libretti che il lettore troverà nel libro, L’Euridice (Rinuccini) e La favola d’Orfeo (Striggio); e poi Jacopo Peri, Giulio Caccini e Claudio Monteverdi, i compositori che quei libretti misero in musica. Una rilettura di questi testi e di quei momenti fa nascere una nuova interpretazione di quel miracolo che i manuali di storia della musica chiamano il “recitar cantando”, con il quale nasceva un nuovo genere. A farci scoprire tracce d’utopia nel melodramma è Gaspare De Caro che, sulla scorta di un ampio saggio introduttivo, ci fa apprezzare modi e nodi del perseguimento dell’utopistico binomio arte-politica nella corte medicea, nonché il suo successivo affossamento nella corte gonzaghesca. Se l’Euridice di Rinuccini e collaboratori mira a dare nuova espressione al mito umanistico della poesia redentrice, evocando la resurrezione civile di Firenze nel ritorno di Euridice alla vita, da Mantova l’Orfeo di Striggio e collaboratori contesta gli allori fiorentini del melodramma ed esonera la poesia da ogni utopia liberatoria, degradandola a un mero ruolo consolatorio, poiché «nulla quaggiù diletta e dura».