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Libri di Cur Allegretti
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Melchiorre Delfico. Lettere a Giuseppe Mercuri Allegretti G. (Cur.) Malpeli C. (Cur.) Tabarini V. (Cur.) - Bookstones, 2021 - Centro Sammarinese Di Studi Storici
Nel 1934 Pietro Franciosi dava notizia di un nutrito gruppo di lettere rinvenute in «un magazzino di Rimini», anticipandone alcuni contenuti e aspetti. Si trattava di 95 missive di Melchiorre Delfico a Giuseppe Mercuri, datate dal 1804 al 1818 e quasi tutte da Napoli, dove l'intellettuale teramano era stato richiamato dal lungo esilio sammarinese (1799-1806). Franciosi si riprometteva di editarle assieme alle molte altre conservate dalla Biblioteca pubblica ma le condizioni di salute non glielo permisero e, prima di morire, volle farne dono allo Stato, che nel 1935 celebrava il centenario della morte di Delfico. Giuseppe Mercuri, nobile sammarinese fratello dell'arciprete di Pieve, era tutto il contrario degli intellettuali con i quali Delfico soleva corrispondere. Non era un intellettuale, non un politico (benché dieci volte reggente): solo un bravuomo, benestante, equilibrato e affidabile. Le lettere che gli scrisse Delfico sono del genere delle familiares: notizie scambiate, piccoli favori, gli amici sammarinesi. E l'amatissima seconda «patria in miniatura», ruvida e ospitale.
Il dossier di Avignone (9 febbraio 1320-11 settembre 1320) Allegretti P. (Cur.) - Le Lettere, 2020 - Strumenti
Nel Cielo delle stelle fisse san Pietro profetizza a Dante e al mondo il trasferimento della Curia Romana ad Avignone. Anche in cima al Purgatorio nel paradiso terrestre, il giorno prima, Beatrice e uno spettacolo enigmatico con più attori avevano preannunciato questa rivelazione (Purg. XXXII-XXXIII), ma nel Paradiso le parole di san Pietro sono esplicite. Dure, autorevoli: i Guaschi e i Caorsini saranno i prossimi pontefici (Par. XXVII 58-60). La parodia della salvezza è spaventosa. Il sangue di Pietro e dei primi papi martiri (Par. XXVII 40-42) verrà bevuto in un rito demoniaco (Par. XXVII 27). Nell'istante della rivelazione, datata 1300, tutto l'ottavo cielo diventa rosso scuro. Clemente V, il papa guasco (1305-1314), era già atteso in Inferno e sarebbe caduto a capofitto nella profonda bolgia dei simoniaci (Inf. XIX 82-87 e Par. XXX 142-148). Ma che ne è nella Divina Commedia del caorsino Jacques Duèse, papa con il nome di Giovanni XXII (1316-1334)? Succede infatti che l'unico documento storico in originale, segreto ma ufficiale, che contenga il nome di Dante Alighieri di Firenze sia proprio un documento della Curia di Giovanni XXII. Due cardinali nipoti del papa (Bertrand du Pouget e Arnaut de Via) e l'abate di Saint-Sernin di Tolosa (Pierre Le Tessier) sono i testimoni ad Avignone di una denuncia che coinvolge anche Dante: a Milano Matteo Visconti ha fatto costruire una statuetta-ymago d'argento di Giovanni XXII e la vuole distruggere con sortilegi. Nel 1320, giorno per giorno, un anno prima che Dante Alighieri muoia. Qui si pubblicano e si commentano i documenti dell
I classici di Dante Allegretti P. (Cur.) Ciccuto M. (Cur.) - Le Lettere, 2018 - Quaderni Della Società Dantesca Italiana
Che cos'è per Dante un classico? E insomma come egli pratica la lettura e il dialogo con gli antichi prima che questa attività intellettuale diventi la moda caratterizzante della civiltà europea dell'Umanesimo? Nove incontri con Ovidio e Lucano, Virgilio, Cicerone, Seneca, Stazio, Agostino e anche Omero e il Libro dei Salmi raccontano e discutono problemi di tipo esegetico, lessicale, narrativo, testuale e culturale.