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Rime e libri delle rime di Dante tra Medioevo e primo Rinascimento Banella Laura - Edizioni Di Storia E Letteratura, 2020 - Temi E Testi
Il volume affronta la ricezione di Dante e la contestuale istituzionalizzazione, o meglio canonizzazione, della sua figura di autore volgare attraverso lo studio della circolazione e ricezione della sua produzione lirica per come è stata copiata nelle miscellanee e antologie manoscritte, e poi pubblicata nelle prime edizioni a stampa, anche alla luce delle divergenti interpretazioni che il 'Dante rimatore' ha originato tra Medioevo ed età contemporanea. I tre capitoli si concentrano su tre 'casi di studio', ossia su una singola poesia e i suoi libri, sui libri legati a un poeta, e a una città. Si parte da un testo peculiare, la cui prima tradizione e la successiva storia editoriale definiscono un quadro sfaccettato della ricezione del Dante lirico, ossia la canzone trilingue - francese, latino e italiano - Aï faus ris, la cui interpretazione e la prima ricezione sono argomento del primo capitolo. Il secondo capitolo si concentra invece sull'antologia di poesia appartenuta a un poeta minore, il cantor fiorentino Andrea Stefani, la cui esperienza illumina la trasmissione e ricezione del Dante lirico al passaggio tra XIV e XV secolo. Infine, il terzo capitolo affronta i volumi delle liriche di Dante presenti in Veneto, e in particolare a Padova, tra l'inizio del Tre e la metà del Quattrocento: la circolazione delle rime in contenitori testuali assai diversi genera un cortocircuito critico di fondamentale importanza per comprendere la cultura della seconda metà del Trecento, nonché per approfondire come la dialettica Dante-Petrarca si configuri assai precocemente.
La «Vita nuova» del Boccaccio. Fortuna e tradizione Banella Laura - Antenore, 2018 - Miscellanea Erudita
'(...) La Vita nuova è stata cosi in grado di suscitare reazioni assai diverse negli scribi che si sono confrontati con essa, tra i quali spicca Giovanni Boccaccio, che copiò il testo più volte, almeno due, stando alle trascrizioni conservate nei mss. Toledano e Chigiano. L'edizione boccacciana del «libello», sia dal punto di vista microstrutturale (la mise en page delle singole carte) sia da quello macrostrutturale (la composizione dei volumi in cui il prosimetro è inserito) esibisce l'interpretazione del testo e del suo autore, della Vita nuova e di Dante. Tali peculiarità, unite all'ampia messe di manoscritti descripti derivati dalle due copie conservate, hanno reso tale corpus di codici l'oggetto ideale per uno studio di filologia materiale che non si accontentasse di narrare la storia di una tradizione, ma che, analizzando la poetica visuale insita in ogni copia, cercasse di trovare una risposta anche ad alcuni interrogativi pili generali sulle relazioni tra storia della letteratura, storia della tradizione e critica del testo, offrendo sperabilmente anche qualche conoscenza critica in più sul prosimetro stesso. (...)' (dall'Introduzione)
Oltre la Commedia. Dante e il canone antico della lirica (1450-1600) Banella L. (Cur.) Tomasi F. (Cur.) - Carocci, 2021 - Lingue E Letterature Carocci
Il libro indaga la lettura, la circolazione, il riuso delle opere liriche di Dante - le rime e la Vita nuova, insieme al Convivio - tra la seconda metà del XV e il XVI secolo, tra Lorenzo il Magnifico e Torquato Tasso. Gli studi sulla ricezione di Dante tra Medioevo e prima età moderna si sono concentrati sulla Commedia, sulla tradizione dei commenti, sulle sue edizioni e illustrazioni. Tuttavia anche il Dante autore lirico entra a pieno titolo nella discussione letteraria e culturale al passaggio tra Quattrocento e Cinquecento, quando Petrarca sembra assurgere progressivamente a unico modello e la poesia lirica non solo è considerata, con l'epica, il più illustre tra i generi, ma altresì quello a cui si riconducono i migliori esempi di scrittura, perché in essa si raggiunge l'eccellenza dello stile. Seguendo le fortune del Dante rimatore e la sua influenza, il volume esamina sia i libri circolanti all'epoca e il modo in cui stampe e manoscritti sono stati annotati e utilizzati nel Rinascimento, sia la coeva produzione poetica e la sua integrazione, anche materiale, con i modelli del passato e in particolare con Dante.