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Libri di Donato Bianchi Ugo
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Cose mie. Diario della malattia «in pazienza e speranza» Bianchi Ugo Donato - Centro Volontari Sofferenza, 2017 -
L'uomo di oggi, preso dalla frenesia del fare, dimentica facilmente quanto sia fragile la sua esistenza. La malattia è una di quelle condizioni che costringono a sperimentare precarietà e incertezza del domani; che obbligano a mettersi a nudo, a misurarsi con la fede, con i valori e gli affetti fondamentali. Ugo Donato Bianchi raccoglie, in queste pagine di diario, la sua personale esperienza del mondo della sofferenza. Giovane sacerdote vive tra speranza e timore la malattia del fratello minore; uomo più maturo, arcivescovo di Urbino già da oltre venti anni, è chiamato a confrontarsi con una grave patologia che mette alla prova la sua 'pazienza' e lo spinge a combattere, giorno per giorno, nella 'speranza'.
In silenzio nel mistero. Come Maria, ai piedi di ogni croce Bianchi Ugo Donato - Centro Volontari Sofferenza, 2007 -
In silenzio nel mistero. Come Maria, ai piedi di ogni croce - Centro Volontari Sofferenza
Scritti pastorali Bianchi Ugo Donato Aufiero A. (Cur.) - Ecumenica, 2019 - Per Una Nuova Evangelizzazione
'Era molto interessante ascoltare Mons. Ugo Donato Bianchi Arcivescovo di Urbino, perché la sua parola semplice e convinta sulla salute, sulla malattia e sulla sofferenza colpiva per la profondità culturale e per l'esperienza a contatto con i malati. Da ogni incontro con lui si usciva con la convinzione di trovarsi di fronte a una persona tutta presa dal suo ministero pastorale, sempre pronta ad ascoltare con l'atteggiamento di chi vuol sempre imparare più che insegnare. Si sentiva più discepolo che maestro. Eppure insegnava. E come insegnava, con la parola ben calibrata e convinta e soprattutto con la vita tutta spesa per Gesù Cristo, l'ideale del suo sacerdozio... Si può parlare di lui come di una persona colta e amica, disponibile ad imprimere nella mente degli ascoltatori le idee fondamentali sulla fede cristiana... Non si può dimenticare l'ultima sua presenza tra gli operatori pastorali della sanità nel santuario di Loreto, dove ha pronunciato le parole che possono essere ritenute come il suo testamento sulla pastorale sanitaria. Siamo nel novembre 1998: «Pur avendo fatto qualche passo (nella pastorale sanitaria) e dicendo sinceramente grazie per questo cammino, io credo che dobbiamo farne di più, possibilmente insieme e in fretta: con chi è malato (ed è Gesù stesso in croce) non possiamo arrivare tardi. Dobbiamo arrivare in tempo e per questo i passi, i cuori e le mani debbono essere tanti... la trama di questa pastorale nella sua ordinarietà interpella tutti. Il dolore sprigiona amore e aspetta amore. Ha le mani alzate imploranti. Nel silenzio c'è un lamento che geme