Bonanomi Matteo Libri
Libri di Matteo Bonanomi
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Palazzo Brentani Greppi. Milano Bonanomi Matteo Broggi Mario - Antiga Edizioni, 2018 - Guide Intesa Sanpaolo
A una disanima delle fonti che ne hanno documentato i passaggi di proprietà, i conseguenti interventi di trasformazione degli spazi e le cifre stilistiche dei cicli decorativi pittorici e a bassorilievo, segue una trattazione del più recente restauro voluto dalla Banca, proprietaria del Palazzo Brentani Greppi, che ha inteso rappresentare l'idea di continuità del dialogo con il plesso architettonico in cui il palazzo è inserito con le esigenze funzionali dell'edificio rispetto alle necessità, anche estetiche e culturali, della comunità.
Palazzo Brentani Greppi. Milano. Ediz. inglese Bonanomi Matteo Broggi Mario - Antiga Edizioni, 2018 - Guide Intesa Sanpaolo
Edizione in lingua inglese. A una disanima delle fonti che ne hanno documentato i passaggi di proprietà, i conseguenti interventi di trasformazione degli spazi e le cifre stilistiche dei cicli decorativi pittorici e a bassorilievo, segue una trattazione del più recente restauro voluto dalla Banca, proprietaria del Palazzo Brentani Greppi, che ha inteso rappresentare l'idea di continuità del dialogo con il plesso architettonico in cui il palazzo è inserito con le esigenze funzionali dell'edificio rispetto alle necessità, anche estetiche e culturali, della comunità.
Giulio De Vecchi 1867-1940 Bonanomi Matteo - Antiga Edizioni, 2018
La ricerca sulla figura di Giulio De Vecchi condotta da Matteo Bonanomi è un buon esempio di come si possa oggi fare storia dell'arte riunendo con perizia, attenzione e curiosità le minute tessere di un mosaico complesso e d'impervia ricostruzione. L'itinerario biografico, ricostruito attraverso un meticoloso scavo d'archivio, traccia una geografia che salda i maestri dell'Accademia di Venezia con i protagonisti della scuola napoletana, per poi toccare altri centri cruciali nell'elaborazione del lessico visivo nazionale quanto nella costruzione del mercato artistico più corrente. Quello di De Vecchi appare come un percorso errabondo e discontinuo, che salda i poli estremi di un'Italia ancora ben distinta in scuole pittoriche regionali ma che si stava nel contempo affacciando a un panorama di controversa modernità.