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Libri di Alessandro Bosco
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Milano, il grattacielo e la metropoli. Riletture moderniste dello spazio urbano tra architettura, cinema e letteratura (1956-1963) Bosco Alessandro - Cesati, 2021 - Sagittario. Serie Geoletteraria
Forse nessun altro oggetto architettonico possiede la carica mitico-simbolica del grattacielo, il quale funge qui da cartina al tornasole per mettere in evidenza il complesso ventaglio di concezioni del moderno che si intersecano nella Milano del boom a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio dei Sessanta. Prendendo spunto dal celebre saggio simmeliano sulla Metropoli e dalla rilettura fornitane poi da Massimo Cacciari si intendono così rileggere alcuni scritti architettonici del filosofo Enzo Paci (in dialogo con uno dei maestri del movimento moderno italiano, ovvero Ernesto Nathan Rogers), testi di Gio Ponti (l'architetto, insieme a Nervi e Danusso, del grattacielo Pirelli), due reportage 'letterari' di Dino Buzzati sul Pirelli, un saggio-racconto di Enrico Filippini sui grattacieli milanesi e ancora, vero fine dell'indagine, due testi cinematografici di Michelangelo Antonioni, rispettivamente La notte (1961) e, in secondo ordine, L'eclisse (1962). Chiude il volume un'appendice che ripropone per la prima volta al pubblico lo scritto di Filippini e un importante saggio di Gio Ponti sul Pirelli.
Il romanzo indiscreto. Epistemologia del privato nei «Promessi sposi» Bosco Alessandro - Quodlibet, 2013 - Quodlibet Studio. Scienze Della Cultura
Manzoni indiscreto? Almeno quanto lo è la sua volontà di penetrare l'intimità dei suoi personaggi, di andare al 'fondo del cuore umano' onde scoprirvi 'i principi eterni della virtù'. E almeno quanto la sua narrazione è volta a far confessare a Lucia ciò che la povera villana vorrebbe seppellire nel segreto della confessione. Ma non si tratta qui di fustigare chissà quali impertinenze autoriali. La questione è più complessa e riguarda il modo in cui 'I promessi sposi' s'inseriscono nel solco di quella tradizione romanzesca europea che dalla metà del Settecento in poi pare caratterizzata da ciò che Gianni Celati ha definito la 'vertigine dell'indiscrezione'. Sorge così un inedito interesse verso le zone private dell'esistenza che va di pari passo con la formazione dell'individualità moderna la cui essenza, che pare giacere nelle imperscrutabili profondità del personaggio, attende solo di essere scoperta dallo sguardo indagatore dello scrittore (e con esso del lettore) moderno. Ma in che maniera questo processo di identificazione morale che 'I promessi sposi' mettono sapientemente in scena si collega alla volontà di definire una cultura nazionale? E come mai sul finire del secolo un critico militante e progressista come De Sanctis poteva continuare ad individuare niente meno che nel cattolico Manzoni gli auspici per la nascita, anche in Italia, di una concezione finalmente moderna del romanzo e, con esso, della letteratura?