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Libri di Francesco Carbognin
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L'altro spazio. Scienza, paesaggio, corpo nella poesia di Andrea Zanzotto Carbognin Francesco - Nem, 2007 - Lo Scrittoio
Descrivere l'«esperienza di linguaggio» di Andrea Zanzotto, significa ricostruire il senso complessivo di un percorso lirico di eccezionale coerenza, individuandovi, nel contempo, le particolarità semantiche e stilistiche, peculiari e distinte. In particolare, i diversi «momenti testuali» che si succedono nel corso del primo ventennio di attività di Zanzotto (da Dietro il paesaggio del 1951 a La Beltà del 1968), tendono a offrirsi all'attenzione critica quali «tentativi» compiuti nell'ambito di un'«esperienza poetica» unitaria, in forza della «lunga fedeltà» prestata dall'autore alle primitive occasioni tematiche della propria poesia. Sotto l'impulso di impetuose suggestioni culturali (dalla linguistica alla psicoanalisi, dalla filosofia alla matematica, dalla scienza medica a quella fisica, chimica, astronomica...), il più grande poeta vivente compie un ostinato riattraversamento critico di traguardi liricamente già raggiunti, trasponendoli in livelli sempre più sofisticati di linguaggio, in relazione a strati tanto più complessi quanto meno ordinari e immediati di realtà. Quello che viene progressivamente a delinearsi, tra le pagine di questo libro, è, pertanto, l'immagine di un iter di ricerca intrinsecamente sperimentale, che nella sua fluida instabilità si ispira all'ideale di una «densissima lingua» definita dalla strenua collaborazione tra motivazioni concettuali e soluzioni espressive. Lo stesso confronto con le stesure autografe delle liriche zanzottiane, attuato nel corso del presente saggio, dimostra come si tratti di un ideale a tal punto perseguito da esigere,
Le armoniose dissonanze. Spazio metrico e intertestualità nella poesia di Amelia Rosselli Carbognin Francesco - Gedit, 2008 - Strumenti E Saggi Di Letteratura
Cercatemi e fuoriuscite: punto nevralgico di un problema critico non ancora approdato a una soluzione decisiva, la poesia di Amelia Rosselli (Parigi, 1930 - Roma 1996) è una lirica dalla pronuncia del tutto inassimilabile a quella dei contemporanei, testimonianza di una visione inedita del mondo che esige di essere riconosciuta come tale, senza compromessi o risarcimenti dialettici. Biograficamente e culturalmente 'straniera', e pure in profonda, sorprendente intimità con il proprium sonoro, logico e associativo di ogni lingua, Amelia Rosselli 'sperimenta con la vita' il proprio corpo a corpo con il linguaggio della poesia tradizionale, intessendovi alacremente i 'rapporti più armoniosi' e i 'rapporti più dissonanti' tra le parole, forzando il confine tra matericità e simbolicità del segno con la violenza di inaudite, incandescenti analogie. Questo libro si propone di illuminare le domande sollevate dalla lirica rosselliana: una poesia intertestualmente onnivora, in cui è proprio la più 'sbracciata e impudica' esibizione di divaricati materiali citazionistici (da Dante a Montale, da Rimbaud a D'Annunzio a Trakl) a rovesciarsi in orgogliosa e sibillina reticenza.