Caserta Cristiana Libri
Libri di Cristiana Caserta
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Per esempio. Achille e Socrate figure della comunicazione Caserta Cristiana - I Libri Di Emil, 2012 - Libera La Ricerca
Per comprendere una teoria, una regola, un concetto abbiamo bisognodi norma di un uno o più esempi: niente di più semplice quindi del ritenere che prima vi sia la teoria e poi venga da essa l'esempio idoneo a illustrarla. Ma se invece fra la teoria e l'esempio il legame fosse meno vincolante? Questo libro segue il percorso opposto a quello consueto: un paradigma non viene dedotto da una teoria, ma può esservi riferito e nello stesso tempo può costituirla. Viene prima della teoria e con essa: è sostanzialmente un caso singolo che, con meccanismi non predeterminati ed in modo descrivibile caso per caso, diventa pietra di paragone per lo sviluppo di altri casi singoli, qualche virtù morale - coraggio, saggezza, temperanza - dimostrata altrove, né l'illustrazione poetica o narrativa di un concetto e non propongono alcuna teoria argomentata. Essi evocano invece un modo di comunicare che è loro peculiare: l'effigies achillea - il giovane uomo nudo stante, talora in armi evoca l' uscita dalla minorità; la figura di Socrate evoca invece la 'manomissione' delle parole e delle persone. Nei due sensi del termine: alterazione e liberazione.
Corpo politico. Corpo, Dike, comunicazione fra Agamennone e Pericle Caserta Cristiana - I Libri Di Emil, 2009 - Libera La Ricerca
Babilonia era dotata di quattrocentottanta stadi di fortificazioni, di un fossato largo e profondo, di un muro alto cinquanta cubiti e largo duecento, di cento porte di bronzo e viveri accumulati da molti anni. Tutto questo non servì però a salvarla dalla conquista persiana. Secondo Erodoto la più bella e la più grande delle città assire scontò una tragica difficoltà di comunicazione. L'impressione suscitata nei Greci dalle dimensioni della città, che contribuì a creare lo stereotipo della 'città orientale', è in questo caso collegata all'impossibilità di trasmettere le informazioni. Anche Aristotele affermava che polis e territorio dovevano essere 'abbracciabili con un solo sguardo', perché eccedendo questa misura nessun araldo avrebbe potuto farsi sentire da tutti. Occorre allora porsi il quesito se la polis fosse una comunità diversa anche in virtù del proprio tipo di comunicazione, e se essere cittadino significasse possedere una competenza comunicativa specifica. La risposta a questa domanda viene fornita attraverso una rilettura del mito di Prometeo, della commedia Uccelli di Aristofane e della figura di Pericle. Attraverso lo scarto tra uomo prometeico e cittadino, tra dimensione originaria dell'uomo e sua integrazione politica, si scopre così il punto di vista sulla techne e sulla cittadinanza degli uomini del V secolo.