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Libri di Maria De Andrade
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Criminalità e giustizia nelle magistrature anconetane dalla fine dell'antico regime all'Unità d'Italia (1797-1861) Baroni Urbani Cesare De Andrade Maria L. - Andrea Livi Editore, 2018
L'indagine documentaria, secondo quanto riportato nei testi di questa articolata pubblicazione, su alcuni fondi è stata realizzata campionariamente, mentre per altri si è spinta ad una ricognizione a tappeto delle carte relative ad alcune tipologie seriali, riservando una speciale attenzione alle sentenze penali emesse dal Tribunale Civile e Criminale di prima istanza di Ancona. Nel saggio si è inteso valutare solo certi reati, gravi e particolari, escludendo quelli ritenuti più. Lo spettro delle fattispecie criminali analizzate risulta tuttavia molto esteso comprendendone una pluralità, incasellata in ripartizioni ulteriormente ramificate: omicidi e fatti di sangue, crimini politici e scritti sovversivi, stregoneria, blasfemia, furti sacrileghi e quanto iscrivibile al giudizio dei tribunali ecclesiastici competenti in materia, più tutta una serie di delitti contro natura e di pratiche scandalose che vengono proposti attraverso la ripetuta scabrosa trascrizione di testimonianze e stralci di atti processuali. Brani la cui lettura richiede un distacco non sempre facilmente possibile, soprattutto quando con il crudo linguaggio verbalizzato si descrivono dettagliatamente violenze.
Utilizzo, migrazione ed estinzione dei soprannomi istituzionali nell'Anconetano tra eredità e memetica Baroni Urbani Cesare De Andrade Maria L. - Andrea Livi Editore, 2019
Definiamo soprannomi istituzionali tutti quei soprannomi che compaiono in un certificato ufficiale, anagrafico o notarile. Nell'Anconetano, conosciamo un solo soprannome istituzionale del secolo XIII, due del secolo XIV, ma è dal XV che il loro uso comincia a essere più frequente. Molti dei soprannomi più antichi si trasformarono in cognomi nel Settecento. Altri continuarono a essere usati in apposizione al patronimico e, malgrado il loro uso continuato nella lingua parlata, scompaiono gradualmente dai rogiti e dai registri anagrafici dopo il 1950. Prima di questa data, l'uso dei soprannomi nei documenti parrocchiali dipende dalle attitudini del parroco. Per questo studio abbiamo trascritto 3.728 soprannomi istituzionali ricavati dai certificati di morte tra il 1700 e il 1950 in 14 parrocchie dell'Anconetano. Escludendo le ripetizioni e le varianti ortografiche e fonetiche, per il nostro studio abbiamo selezionato 1.406 soprannomi istituzionali diversi. Un grafo isomorfico i cui vertici sono connessi dai valori del coefficiente di coesistenza di Jaccard, calcolato sulla presenza/assenza dei soprannomi, mostra 80 connessioni tra gli apici, su di un totale di 91 possibili. Diversi tipi di soprannomi, come «Fattore» o «Zoppi», derivano dalla professione o da tratti fisici del portatore. Eliminando questi e altri soprannomi banali che potrebbero essere stati ideati indipendentemente in popolazioni diverse, rimangono 68 connessioni tra popolazioni.
Il «crocifisso di Sirolo» Baroni Urbani Cesare De Andrade Maria L. - Andrea Livi Editore, 2019
Le vicende che hanno portato alla nascita e alla celebrità del cosiddetto "Crocifisso di Sirolo", sacra immagine tuttora esistente, che non è però mai stata a Sirolo, rappresentano forse una delle cronache meno note dell'iconolatria religiosa in Italia. Attratti dall'argomento e cercando senza troppo impegno una documentazione atta a descrivere la storia di questo Crocifisso, per qualche tempo abbiamo raccolto antiche medaglie devozionali che portavano la dicitura "Crocifisso di Sirolo". Solo in un secondo tempo abbiamo pensato che sarebbe stato interessante riunire anche altri oggetti e documenti con l'indicazione o la dicitura "Crocifisso di Sirolo" per esporli, a Sirolo, in una mostra permanente aperta al pubblico. Forti della nostra piccola raccolta, abbiamo individuato e discusso con le autorità anche il luogo dove la mostra avrebbe potuto essere allestita, pur essendo a conoscenza che i tempi della burocrazia e le necessità economiche per restaurare gli ambienti avrebbero potuto ritardare se non affossare il progetto. La nostra intenzione, nel cominciare questo studio, era quella di redigere un catalogo illustrato con informazioni utili alla comprensione degli oggetti che sarebbero stati esposti nella nostra ipotetica esposizione non ancora realizzata. Per così fare, abbiamo dapprima condotto una ricerca bibliografica sull'argomento e, in seguito, abbiamo consultato tutte le maggiori collezioni di oggetti devozionali, pubbliche o private a noi note.