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Libri di Irene Fantappie
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Franco Fortini e la poesia europea. Riscritture di autorialità Fantappiè Irene - Quodlibet, 2021 - Quodlibet Studio. Letteratura Tradotta In Italia
Franco Fortini è tra i massimi interpreti novecenteschi della poesia europea, tedesca in particolare. Per comprendere appieno le sue (e non solo le sue) traduzioni e riscritture, non ci si può limitare a raffrontarle coi rispettivi originali: è necessario, oltre ad analizzare i rapporti intertestuali, anche tenere presente dinamiche d'altro tipo, quelle "inter-autoriali". Una riscrittura di Baudelaire può rivelarsi, di fatto, anche una riscrittura di Brecht, se la si analizza pensandola - come l'autrice propone - quale riscrittura di autorialità. In quest'ottica acquisiscono significati inattesi, caricandosi di valenze metapoetiche, anche le pseudo-traduzioni fortiniane, vale a dire le traduzioni di originali stranieri mai esistiti. Facendo luce tanto sui testi (specie sugli aspetti stilistico-metrici) quanto sui contesti (con indagini sulla ricezione, tra gli altri, di Heine, Kraus, Rilke, Enzensberger), il libro esamina il variegato corpus delle traduzioni e riscritture di Fortini da una prospettiva inedita, e così facendo mira a sondare nuove possibilità di sinergia tra gli strumenti dell'analisi filologica, della storia della letteratura e della teoria letteraria.
Karl Kraus e Shakespeare. Recitare, citare, tradurre Fantappiè Irene - Quodlibet, 2012 - Quodlibet Studio. Lettere
Vienna, maggio 1916. Alla vigilia del crollo dell'Impero, nel pieno del conflitto mondiale, Karl Kraus sorprende il suo pubblico leggendo, in luogo di una nuova invettiva contro la guerra, le spensierate schermaglie della commedia shakespeariana Love's Labour's Lost. È il primo atto di un progetto di letture teatrali e riscritture di Shakespeare: il Teatro della poesia. Finora poco note, queste "traduzioni d'autore" hanno un'ulteriore particolarità: sono in realtà montaggi di citazioni. Kraus crea il suo Shakespeare smontando le più celebri traduzioni tedesche d'epoca romantica, per poi raffrontarle tra loro e riassemblarne i frammenti in un mosaico originale composto da materiali di seconda mano. Il "genio mimico" di Kraus, come ebbe a definirlo Walter Benjamin, ci invita a ripensare alla citazione e alla traduzione come movimenti, come translationes, da una lingua a un'altra, da un contesto a un altro, da un tempo a un altro tempo, consentendo di far emergere la loro sottile, sorprendente affinità.