Fintoni Luciano Libri
Libri di Luciano Fintoni
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Niccolino Fintoni Luciano - Aracne (Genzano Di Roma), 2021 - Brigadoon
Niccolino è apparentemente una favola-non favola, ma in realtà si rivela una grande fiaba alternativa, moderna, rivoluzionaria, dalla struttura circolare, assemblata con una fantasia sbrigliata ed una perizia narrativa stupefacente. Essa s'iscrive in quel filone della favolistica contemporanea che ha i suoi esponenti più illustri in Rodari e nel Calvino di Marcovaldo, pur avendo presenti qua e là spunti e soluzioni di Yambo, di Collodi, di Collodi Nipote e dello stesso Vamba. Il lettore si trova davanti ad una serie di topoi propri del genere, sapientemente recuperati ed impiegati in modo sommamente alternativo, con inusuale amalgama di ingredienti della più classica tradizione favolistica e creazioni modernissime e inaspettate. Qua e là la prosa si accende in descrizioni paesaggistiche e di fenomeni naturali o magici dipinte con pennellate di un cromatismo vivido e scintillante, improntate ad un surrealismo onirico che fa pensare al Carnevale di Arlecchino di Miró, ad Ernst, a Tanguy, a Magritte, a Dalì, allo stesso Matta sulla falsariga del loro antico e più diretto precursore: Hieronymus Bosch; ma non mancano echi che riportano, specie per il capitolo sul Paese Dipinto, a certe soluzioni tematiche e a certo colorismo proprio di Klee. Scritta a quattro mani da Luciano Fintoni e da sua moglie Romanita Bottai e lasciata incompiuta per anni, è stata completata e data alle stampe, parecchi anni dopo la morte del marito, dalla Bottai.
La duplice via. Un itinerario poetico Fintoni Luciano Panella G. (Cur.) - Passigli, 2012 - Passigli Poesia
A ciascuno dei sei libri che compongono questa raccolta antologica dell'opera di Luciano Fintoni corrisponde la stazione d'un percorso che si snoda per tre decenni, dagli ultimi anni Sessanta ai primi anni Novanta, e che vede l'autore impegnato in una ricerca non meno coerente che rigorosa. È come se Fintoni cercasse la sua voce decifrando i segni del tempo e confrontandosi via via con le trasformazioni e gli sconvolgimenti del tempo, ma avendola già da sempre trovata, tanto sicuro e limpido è il possesso degli strumenti linguistici, che variano, e non temono né l'arrischio della sperimentazione (come in Frammenti del mondo terrestre, del 1989) né il ricorso alle forme più tradizionali (come in Vento immite, del 1985), ma conferiscono alla voce, la sua voce, un timbro, un suono, un melos inconfondibili. Ma è nei versi degli anni Ottanta che la poesia di Fintoni svela la sua cifra più intima e più segreta. Nata per compiere un 'viaggio terrestre' piuttosto che 'celeste' (volendo riprendere le parole di Luzi), tanto da attenersi ad una sobrietà e ad una misura interamente umane e soltanto umane, essa a un certo punto si impenna, alza il tiro con audacia metafisica, e tenta la via delle domande e delle risposte ultime.