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Libri di Allan Hall
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L'inferno di Elisabeth. Una prigione segreta, una ragazza sepolta viva, un padre mostro Hall Allan - Sperling & Kupfer, 2008 - Saggi
Questa è una storia vera e sconvolgente. I protagonisti sono due. Uno cattivo, cattivissimo, il male assoluto. Si chiama Josef Fritzl, vive nella cittadina di Amstetten, nel cuore dell'Austria. L'altra è una ragazza buona e bella. Il suo nome è Elisabeth ed è la figlia di Josef: è giovane e vivace, in cerca di una problematica indipendenza dal peso incombente di un padre-padrone, che già abusa di lei. Il 28 agosto 1984, a diciotto anni, sparisce. "Scappata di casa", ripeterà a tutti Fritzl, mostrando un biglietto d'addio autografo. Sepolta viva, invece, in un bunker costruito nel corso di lunghi anni. Il destino di Elisabeth è quello di diventare una schiava, costretta ad assecondare gli incestuosi desideri sessuali del padre, e a dare alla luce sette figli. Questo libro ricostruisce i fatti attraverso una indagine sul campo, fotografie inedite e testimonianze raccolte fra parenti, amici, medici e poliziotti legati al caso. Oltre alla cronaca dell'agghiacciante ritrovamento, racconta a vita quotidiana di Elisabeth e dei suoi figli nella cantina degli orrori e risponde ai tanti dubbi emersi durante l'inchiesta: come si è formata la personalità del mostro capace di architettare un piano tanto folle quanto solido? Possibile che la moglie abbia creduto al castello di menzogne costruito da Fritzl? Di quali altri crimini si è macchiato? Al momento, ancora non è dato sapere se la famiglia del bunker potrà ritrovare una qualche normalità, né se troverà vera giustizia.
Natascha. Otto anni con l'orco Hall Allan Leidig Michael - Sperling & Kupfer, 2007 - Saggi
Dal pomeriggio del 23 agosto 2006, quando è riuscita a fuggire dalla villetta alla periferia di Vienna dove Wolfgang Priklopil l'aveva tenuta segregata per più di otto anni, la vicenda di Natascha Kampusch ha provocato un'ondata di reazioni contrastanti che non si è ancora arrestata. Commozione, stupore e sollievo per il lieto fine di un caso che era stato ormai archiviato, ma anche sgomento e inquietudine di fronte alla lucidità e alla sicurezza ostentate dalla diciottenne. Le dichiarazioni da lei rilasciate a pochi giorni dalla fuga nella famosa intervista televisiva hanno contribuito ad alimentare un turbine di dubbi e sospetti insidiosi. E normale che una ragazza, dopo essere stata costretta a vivere per 3096 giorni in un sotterraneo di cinque metri quadri, con aria e cibo razionati, possa affermare: "Quella è la mia casa"? Come può disprezzare il termine "vittima" e rifiutarsi di definire Priklopil suo "rapitore"? E vero che avrebbe avuto più di un'occasione per scappare ma non ne ha approfittato? Perché è così reticente circa alcuni dettagli sul rapporto con il suo carceriere?