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Libri di Hermann Lubbe
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La politica dopo l'illuminismo. Saggi filosofici Lübbe Hermann Allodi L. (Cur.) Germano I. (Cur.) - Rubbettino, 2007 - Saggi
Una riflessione sulle condizioni di vita delle società complesse contemporanee mostra come l'eredità liberale dell'Illuminismo si sia alla fine imposta con successo contro la parte totalitaria di questa stessa eredità. Nelle nostre società, paradossalmente, l'indipendenza dal sapere degli esperti aumenta, smentendo tutte le teorie tecnocratiche fondate sulla inarrestabilità della trasformazione della politica in puro dominio. Il peso del Common Sense aumenta, così come cresce la necessità di 'autodeterminazione morale' da parte dell'individuo e dunque il ruolo e l'importanza di realtà primarie e insostituibili come la famiglia. Se alla fine Orwell ha avuto torto, perché ciò è avvenuto? Nella risposta a queste domande il presente libro svela le nuove forme della politica dopo l'Illuminismo, attraverso saggi su politica e religione dopo l'Illuminismo, Karl Jaspers e il moralismo politico, sulla critica delle teorie tecnocratiche, sul significato illiberale del ''68', e sulla 'politica simbolica'.
Religione dopo l'Illuminismo Lübbe Hermann Aguti A. (Cur.) - Morcelliana, 2010 - Il Pellicano Rosso. Nuova Serie
Come interpretare il 'ritorno della religione' nella società post-secolare rispetto al fatto del relativismo e dell'ateismo? Come si declinano, al di là delle derive fondamentaliste, religione e scienza, religione e società, religione e politica? Domande che conducono nel cuore della problematicità intrinseca al religioso, a cui Hermann Lübbe risponde in queste pagine cristalline attraverso la categoria di 'funzionalismo'. La religione ha una funzione specifica e resistente alle critiche dell'Illuminismo perché, a differenza di scienza, tecnica e politica, trova senso e validità universale proprio nel riconoscere la casualità dell'esistenza, in quanto è 'prassi di superamento della contingenza' - un'idea mutuata dai grandi sociologi. Una definizione di religione che non contraddice la sua pretesa di verità, ma rende possibile pensare la verità in maniera plurale, senza assolutizzarla né renderla indifferente.