Lucchesi Giacomo Libri
Libri di Giacomo Lucchesi
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La musica salvifica Lucchesi Giacomo - Streetlib, 2017
Incontrarmi seduto sopra ad un treno, quando avevo all'incirca 40 anni meno, è come entrare in un buco che dà nel tempo. Erano gli anni di Happy Days e di Ralph Malph ma io stavo in un letto sudato d'un grande ospedale e non sapevo che, per più di un anno i miei progetti non sarebbero cambiati. Pensavo troppo al mio futuro, pensavo troppo e vivevo male. Quel male che intanto mi aveva lasciato in fondo a qualche data (probabilmente a Maggio) nell'ombra di un altro viaggio; quello di un bambino che camminava sopra un filo di canzoni e ad ogni passo andava sempre un po' più in là, al limite del vuoto. Son passate molte stagioni (la banda ha continuato a suonare) eppure ricordo quei giorni quando i miei amici veri bevevano vino. Non erano vagabondi, forse solo un po' abbaialuna; qualcuno suonava e rideva ma io ero come lontano. Io contavo i nei sulla mia pelle ricucita dal regno dei ragni. Ne avevo così tanti da poterci disegnare la mappa delle stelle. È vero ho chiesto aiuto, poi da solo mi sono perduto, ho pianto e sono cresciuto. Il seguito è una vergogna... (e tengo pure una certa età). Sono citati stralci delle canzoni: 'Ninni' e 'Dentro gli occhi' di Roberto Vecchioni, 'Ricordi quei giorni', 'Venezia' e 'Gli amici' di Francesco Guccini, 'La giostra' e 'L'acrobata' di Angelo Branduardi, 'Se ti tagliassero a pezzetti' di Fabrizio De Andrè; 'Spugna' di Edoardo Bennato; 'La sedia di Lillà' di Alberto Fortis, 'Il parco della luna' di Lucio Dalla e 'Gli anni' degli 883.
Il gioco dell'ocio Lucchesi Giacomo - Streetlib, 2018
'Un grullo vagava armato di un bisturi e di una vecchia pistola. Sette oche gli andarono incontro accompagnate da un billo e una pitta. Nell'aria si avvertiva una tensione da tregenda. 'Vedrai che qui succede un casino dell'ottanta' disse Garibaldi mentre osservava la scena da un poggiòlo. Napoleone, che indossava una camicia più lunga di quella di Meo, non se la sentì di contraddire l'esimio collega e confermò a suo modo: 'Oui, le diable à quatre'. Caterina de Medici tentò di placare gli animi: 'Prima che si scateni un quarantotto e di punto in bianco qualcuno finisca col culo per terra sarebbe meglio tornare ai santi vecchi...'. Non riuscì a finire la frase. Il grullo, bria'o tegolo, cominciò a lanciare confetti come fossero coriandoli e botta botta fio fio, mise a segno ogni tiro. Aveva quasi fatto cappotto quando le oche, tetragone ai colpi dell'improvvisato Balilla, decisero di mettere in atto una mossa Kansas City, tornando a bomba sui loro passi con un salto della quaglia. 'Attento', gridò Garibaldi: 'quelle ti vogliono far passare sotto le forche caudine'. Il grullo non gli diede retta e inciampò nella cunetta... Chi ritiene che questo raccontino non abbia né capo né coda ha ragione da vendere, tanto che sono disposto a pagarla ben tredici baiocchi. Però, coloro che vogliono togliersi la curiosità su alcune espressioni popolari toscane, non devono far altro che aprire questo libro a una pagina a caso. Buona fortuna!' (L'autore)
Senza ai né bai (solo www) Lucchesi Giacomo - Streetlib, 2017
Cos'è un proverbio? Prendiamo la prima definizione che viene fuori da internet: '...un aforisma popolare, la cui origine si perde nella notte dei tempi, attraverso il quale si esprime in forma condensata un sentire diffuso...'. Qualcuno si è preso la briga di addentrarsi con il web in quella 'notte buia e tempestosa' in cui i più famosi adagi hanno emesso i loro primi vagiti, ritornando a 'riveder le stelle' più sconvolto che mai. Alla domanda su cosa avesse appreso da questo suo viaggio nel leggendario e misterioso mondo della tradizione ha risposto seccamente: 'la rete è fitta ed al buio tutti i gatti sono bigi'. Poi, 'di punto in bianco', ha cominciato a farneticare su madonne e damigiane, porte di sassi, fagioli che cadono ovunque, bufale e fave, santi inesistenti od improbabili, mutande e bischeri 'sparuzzoni'. In quel bailamme non ci sarebbe più stato verso di raccapezzarsi se di colpo, 'senza dire né ai e né bai', il nostro interlocutore non fosse sparito nel nulla lasciando solo un ultimo ininterpretabile messaggio. Lo riportiamo di seguito perché siamo sicuri che riuscirete a decifrarlo, altrimenti non vi resta che leggere questo libro: 'Quando l'aforisma è motto la sentenza è massima. Ho detto tutto e non ho detto niente'.