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Libri di Gabriella Mecucci


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LIBRO   9788873813958

Le ambiguità del pacifismo Mecucci Gabriella   -  Minerva Edizioni (Bologna), 2011

Era una luminosa giornata di settembre del 1961 quando quindicimila persone percorsero i 21 chilometri che distano fra Perugia e Assisi. La prima marcia della pace fu l'atto di fondazione del pacifismo italiano. In testa a quel lungo serpentone c'era l'animatore e l'inventore di quella manifestazione: il filosofo nonviolento Aldo Capitini. Con lui giovani e intellettuali (da Bobbio a Calvino), rappresentanti dei partiti anche se non tutti aderirono, vedi la Dc e intere famiglie operaie e contadine col vestito buono e i loro bravi cartelli. Non che prima di allora non ci fossero stati gruppi pacifisti: c'erano i sedicenti partigiani della pace, figli del Pci, e alleati di Mosca, c'erano piccole aggregazioni di nonviolenti. Ma il 24 settembre del 1961 nacque il pacifismo come movimento di massa. Un buon esordio, ma subito dopo iniziarono scontri e strumentalizzazioni. Capitini, ghandiano doc non riuscì ad organizzare una seconda marcia Perugia-Assisi, paralizzato dai veti incrociati. L'iniziativa rispuntò dieci anni dopo la sua morte con caratteristiche profondamente diverse. Con alcune luci e tante ombre. Ne nacque un movimento largamente egemonizzato dal Pci. Silenzioso verso le violazioni dei diritti umani nell'Est comunista e caratterizzato da un forte spirito antiamericano: manifestò contro gli euromissili degli Stati Uniti, ma non proferì verbo contro gli SS20 sovietici che erano stati istallati prima della decisione di Carter di mettere i Pershing e i Cruise in Europa.

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