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La via della qabbalah. Esegesi e mistica nel «Commento alla Torah» di Rabbi Bahya ben Aser Mottolese Maurizio - Il Mulino, 2004 - Studi Per Le Scienze Della Cultura
Quando sul finire del Duecento il rabbino spagnolo Bahya ben Aser compose il suo 'Commento alla Torah', egli interpretò la Scrittura attraverso un sistema a più livelli, capace di utilizzare le 'vie' esegetiche classiche della tradizione rabbinica, di abbracciare la 'via dell'intelletto' (il discorso esegetico della scienza e della filosofia) e di aprire, al culmine della lettura, la 'via della qabbalah': il discorso esegetico della tradizione esoterica, relativo ai 'segreti della Torah', trasmesso dalle diverse scuole dei cabalisti. Tale carattere inclusivo e divulgativo fu senza dubbio uno dei motivi della popolarità che il testo riscosse nel mondo ebraico (e non solo); ed è ciò che rende tuttora estremamente interessante la sua disamina.
Dio nel giudaismo rabbinico. Immagini e mito Mottolese Maurizio - Morcelliana, 2011 - Scienze E Storia Della Religione
Alcuni testi della letteratura ebraica parlano senza imbarazzo di una pluralità di volti e nomi di Dio, spesso associando la realtà suprema ai tratti fisici e psichici della persona umana. Ma dove conduce questa rappresentazione visiva, polimorfica e antropomorfica? E come si coniuga con il divieto dell'immagine che fonda l'Israele biblico? Un Dio che si rappresenta in più modi pare contraddire il luogo comune di un pensiero ebraico anti-mitico, cui è sottesa la distanza di YHWH, Dio unico e trascendente. È questa complessità di significati ad essere messa in gioco negli studi del Novecento e soprattutto degli ultimi anni, una problematica di cui il volume presenta le linee di ricerca e gli sviluppi più importanti, anche rintracciando nuove possibili letture delle forme e passioni di Dio, focalizzate sulla letteratura rabbinica ma aperte a tutto il mondo ebraico tardo-antico e medievale. Nella convinzione di fondo che l'identità culturale del giudaismo si sia costruita, fra grandi tensioni interne ed esterne, elaborando un codice linguistico di immagini e narrazioni concrete e cercando modulazioni sempre nuove delle (insopprimibili) figure del divino nell'immaginario e nel discorso esegetico.