Ristori Annalisa Libri
Libri di Annalisa Ristori
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La radice di inchina alla frona. Commento ai canti XV, XVI e XVII del paradiso Ristori Annalisa - Polistampa, 2023
L'incontro di Dante con il trisavolo Cacciaguida occupa tre canti del Paradiso. È un episodio centrale da dove emerge il rapporto del Sommo Poeta con il passato e, in particolare, con i propri antenati.'Dante', spiega l'autrice, 'ha bisogno di trovare le sue radici, ma delle radici che possano dargli lustro. Un antenato, insomma, in cui possa riconoscersi o, comunque, che abbia con lui una comunanza di valori e una medesima ricchezza spirituale. Un desiderio umano in un Dante completamente umano. È una debolezza questa?'.
L'ineffabile che si esprime. Nel 1° e 2° canto del Purgatorio Ristori Annalisa - Setteponti, 2020 - Il Richiamo Della Memoria
Comprendere come è stato strutturato, e con quali finalità, l'incipit di una cantica del poema dantesco (in questo caso, i primi due canti del Purgatorio) significa dotarsi degli strumenti esegetici fondamentali per indagare a fondo un sistema all'interno del quale ogni elemento è ricollegato: la studiosa e autrice del testo, Annalisa Ristori, riesce a rendere conto con chiarezza, e con notevole equilibrio interpretativo, aspetti costitutivi di questo basilare elemento inerente alla costruzione della Divina Commedia, offrendo così, attraverso una serrata analisi testuale, i risultati di un'indagine che risulta di notevole arricchimento per il lettore sia amatoriale che specialista del settore. Prefazione di Massimo Seriacopi.
Firenze, covo d'invidia. Il canto dei suicidi di Dante Alighieri nell'ottica di Firenze Ristori Annalisa - Edizioni Del Faro, 2016
Il canto dantesco ripercorre la vicenda terrena di Pier delle Vigne, mettendo in luce gli aspetti che avvicinano, fino a coincidere in una perfetta osmosi, il personaggio dantesco e Dante stesso. Il poeta s'incarna in Pier delle Vigne, usa la lingua aulica di Piero, piena di artifici e preziosismi retorici-linguistici, vive la sua stessa fedeltà e lealtà, l'uno nei confronti del suo signore, l'imperatore Federico, l'altro verso la sua città, Firenze, fino all'avvilimento della calunnia e alla conseguente morte morale e fisica, nel caso di Piero. Il suicidio, il massimo dei mali dell'umanità, viene visto qui come la conseguenza naturale di un'onta che, di per sé, non potrà essere mai cancellata. 'La meretrice' che abita nei palazzi, l'invidia, è il motore che conduce al dramma esistenziale di Piero e di Dante alla fine. Nella seconda parte del canto, affrontati gli scialacquatori, la scena finale si ferma su un suicida anonimo, di cui conosciamo solo la città natale: Firenze ed è Firenze, cui ritorna sempre la mente di Dante, la protagonista dell'ultima parte del canto.