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Libri di Massimo Scalini
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La Porta di Dite. La follia reclusa Scalini Massimo - Pathos Edizioni, 2022
L'uomo che faceva stumph, il piccolo delinquente folle, più folle che delinquente, il ragazzo con la bontà scambiata per scemità ed il signore dei pidocchi, così come tanti altri personaggi anonimi, strampalati e grotteschi, sono i protagonisti di racconti di vita e follia ambientati in una galera italiana degli anni novanta. Alla galera si accede mediante la Porta di Dite, oltre la quale si dischiude la vita del carcere e si palesano i paradossi di un luogo che, pensato per punire e riabilitare, in realtà concentra la parte più grave del disagio psichico sociale ed un forte bisogno di cura, specie dopo la chiusura del manicomio. La frustrazione di fronte alla follia reclusa in una galera che abbrutisce, non riabilita, e tanto meno cura, rappresenta il collante dei racconti che il dottor Matteo Pieraccini, psichiatra di quel carcere, ha raccolto in un memoriale rivolto a un interlocutore che resta inspiegabilmente silente e anonimo. Lo scopo con il quale egli ha composto il memoriale non è chiaro, perché lascia irrisolto il suo confronto con il tema della colpa, per aprire il dilemma, per lui altrettanto insolubile, della eutanasia.
Il sangue del fanciullo. Dino Campana e la sintesi magica Scalini Massimo - Pathos Edizioni, 2025
Dino Campana, autore dei "Canti orfici", uno dei più importanti componimenti letterari del Novecento, condusse una vita nella marginalità sociale, che lo portò prima in carcere, poi in manicomio, dove morì nella solitudine della follia reclusa. La sua vicenda umana colpisce, per quanto in lui la genialità letteraria abbia convissuto con una condizione di indubbia follia. Nel mondo dell'arte - e non solo in quello - sono tanti gli esempi di vita nei quali genio e follia convivono nello stesso autore; si tratta di un fenomeno del quale facciamo esperienza, ad esempio, di fronte ai dipinti di Vincent Van Gogh, alle sinfonie di Robert Schumann, o ai componimenti di Edgar Allan Poe. Malgrado ciò, a più di un secolo dalla prima pubblicazione dei "Canti orfici", il dilemma tra genio e follia in Dino Campana fa ancora discutere, come si trattasse di un problema controverso e insolvibile. Per alcuni, come Umberto Saba, egli fu matto e nient'altro che matto, e anzi venne scambiato per un vero poeta; per altri, come Sebastiano Vassalli, furono i conterranei, la madre e i suoi familiari, gli intellettuali del suo tempo e addirittura gli psichiatri a volerlo pazzo.