Schermi Mario Libri
Libri di Mario Schermi
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Il lavoro dell'educare. Lungo il cammino del crescere umani Schermi Mario - Edizioni Del Rosone, 2024
Il volume affronta le ragioni dell'intervenire educativo, interrogandone sensi e significati, anche alla luce degli orientamenti contemporanei della pedagogia. Tentando una rivisitazione dell'idea di soggetto, in quanto soggettività intersoggettiva in cammino, prova a tematizzare la finalità del crescere, assunto come orizzonte di una umanità dedicata ad un 'meglio'... e propone una possibile chiarificazione circa l'agire educativo, riconoscendo e qualificando le azioni che più significativamente lo costituiscono (accogliere, insegnare, accompagnare...).
Il lavoro della giustizia. Persone e comunità alle prese con deviazioni e composizioni dei legami Schermi Mario - Castelvecchi, 2024 - Le Navi
Prima di qualsiasi specializzazione, magistrati, educatori, volontari, cappellani, psicologi, assistenti sociali e mediatori svolgono un lavoro fondato sul valore del giusto. Interpellando i professionisti del diritto, Mario Schermi affronta le questioni di fondo della giustizia, rintracciando la loro genealogia e composizione all'interno delle istituzioni contemporanee. Le numerose esperienze di reinserimento sociale, inclusione e comunità qui narrate esplorano i temi del conflitto e dell'accordo, e incarnano il desiderio - proprio di quanti operano lungo i margini del «lavoro della giustizia» - di andare 'oltre la pena', per realizzare, di volta in volta, l'avvenire-degli-uni-con-gli-altri. Prefazione di Ivo Lizzola.
Educare e punire. L'esperienza educativa nella difficile impresa di «liberare» e «contenere» Schermi Mario - Edizioni La Meridiana, 2016 - Premesse... Per Il Cambiamento Sociale
La punizione gode di uno scarso credito pedagogico. L'attenzione anche pubblica si alza ogni qual volta la cronaca segnala avvenimenti dove, in contesti educativi, si adoperano punizioni e azioni che abbiano un carattere repressivo. Eppure la punizione è conseguenza di una trasgressione violata. Quindi, di fatto, ha una sua ragion d'essere. È indubbio che nelle nostre pratiche educative private, così come nelle nostre pratiche pubbliche, si continui a ricorrere alla punizione (ai castighi, alle pene) ogni volta che gli ordini relazionali, sociali, normativi sono stati violati o anche soltanto messi a rischio. Così com'è altrettanto indubbio che i provvedimenti punitivi siano, pur sempre, accompagnati da sicuri auspici di ravvedimento, ovvero da determinate ambizioni educative. Ma allora: che ne è dello scarso credito? Allora, sono poi così sostenibili le tesi pedagogiche che escluderebbero il ricorso alle punizioni, quali soluzioni incapaci di promuovere, orientare il crescere del soggetto? Sono legittime le interpretazioni che scorgerebbero, nel e dietro il punire, le intenzioni di perpetrare un 'abuso educativo'? Che ne è di quell'educazione, che pure attraverso il punire intendeva rieducare? E in assenza di un conforto pedagogico, non c'è il rischio che, sotto il peso di un certo 'scrupolo', semplicemente si punisca meno (o affatto), andando verso soluzioni soltanto più sbiadite, meno afflittive, solo annunciate, minacciate ma, di fatto, anche poco credibili, perché imbarazzate e distratte?