Sforza I Libri
Libri di Sforza
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L'eroe e il suo doppio. Uno studio linguistico e iconologico Sforza Ilaria - Edizioni Ets, 2007 - Anthropoi.Antropologia Storica Mondo Ant.
Un'indagine sulla nozione di doppio presso i greci di età arcaica e classica. Molti popoli della terra si sono confrontati, in epoche e in luoghi diversi, ciascuno secondo proprie modalità e con esiti differenziati, con la vita e con la morte, con il fatto di avere arti doppi, con l'alternarsi del giorno e della notte. Alcuni di questi popoli hanno organizzato il loro pensiero, i loro dei e persino il loro linguaggio in conformità con queste dicotomie. In questo libro la ricerca è condotta, in parallelo, sui versanti linguistico e iconologico. Dall'esame di alcuni casi di dualità complementare nell'epica omerica, l'indagine si estende alle conseguenze dell'opposizione tra identici, eroi e fratelli, a partire dall'epica greca arcaica fino alle tragedie di età classica. Porre la questione linguistica dell'uso del duale nei poemi omerici significa interrogarsi su nozioni antropologiche che vanno al di là dei problemi di morfologia verbale: l'identità, il doppio, la gemellarità e le relazioni di complementarità definiscono la persona nel suo rapporto con l''altro' più vicino, il gemello, il fratello o il nemico.
Horti hesperidum, Roma 2015, fascicolo I. Studi di storia del collezionismo e della storiografia artistica. Vol. 1: L'età antica Sforza I. (Cur.) - Universitalia, 2015
Una riflessione sul tema delle 'immagini vive' non può prescindere da quanto Jean-Pierre Vernant scrisse a proposito del kolossós : sulle sue pagine, ancora oggi davvero illuminanti, riteniamo opportuno attirare l'attenzione dei lettori del primo tomo di questo fascicolo di Horti Hesperidum, dedicato all'esame di testimonianze risalenti al monto antico, in particolare greco-romano. Il termine kolossós, di origine preellenica, esprimeva inizialmente l'idea di qualcosa di eretto' che avesse funzione di segnacolo sepolcrale, prima ancora che di vera e propria statua, per passare ben presto a indicare effigi di proporzioni gigantesche, 'colossali' appunto, secondo l'accezione odierna. La stretta attinenza del kolossós al contesto funerario, come ha bene evidenziato Hans Belting a proposito dei teschi di Gerico risalenti al 7000 a.C. circa, rivestiti di calcare e dipinti come volti di statue o maschere, si esplica nella sua funzione di sostituto della persona viva...