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LIBRO   9788846745521

La filologia classica e umanistica di Remigio Sabbadini Stok F. (Cur.)  Tomè P. (Cur.)   -  Edizioni Ets, 2016  -  Testi E Studi Di Cultura Classica

Remigio Sabbadini (Sarego, 23 novembre 1850 - Pisa, 7 febbraio 1934) è stato il fondatore della filologia umanistica in Italia, ma anche editore di Virgilio e studioso di autori classici. I saggi contenuti in questo volume delineano la sua biografia ed esaminano alcuni dei suoi contributi filologici e letterari. Paola Tomè, Domenico Losappio e Roberto Norbedo ricostruiscono la sua carriera di docente liceale ed universitario, offrendo uno sguardo inedito sulla storia dell'Italia unitaria fra Ottocento e Novecento. Aspetti specifici della sua eredità culturale sono esplorati da Lucia Gualdo Rosa e Matteo Venier. Sabbadini fu anche autore di composizioni poetiche, proposte ed analizzate nel volume da Giovanni Salviati. Gli altri saggi sono dedicati a capitoli specifici della sua attività di studioso: il saggio sull'umanista Antonio Mancinelli (Mariangela Giudice), la storia del ciceronianismo (Martin McLaughlin), l'Umanesimo fiorentino (Paolo Viti), gli studi serviani di Guarino Veronese (Giuseppe Ramires), l'edizione di Virgilio (Fabio Stok). Lo stile delle 'briciole umanistiche' di Sabbadini è riproposto dal saggio di Manlio Pastore Stocchi.

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LIBRO   9788877967688

I sensi di un teatro. Sette testimonianze sul Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards Rusek Iwona E.  Salata Kris  Stokfiszewski Igor  Attisani A. (Cur.)  Cambria F. (Cur.)  Facco R. (Cur.)   -  Bonanno, 2011  -  Studiodams

Gli autori dei testi qui raccolti raccontano l'incontro con il Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards con una differenza di linguaggi e di sfondi che non pongono l'evento a distanza, nel fuoco di una osservazione critica più o meno erudita, più o meno avvertita, e giungono invece come una lucida e fiduciosa confidenza, testimoniano di una intimità di vissuti che solo nel raccontar di sé, quando è un raccontare disarmato, si esperimenta. A partire da prospettive fra loro assai differenti (analitica o visionaria, storiografica o filologica, politica o intimistica, filosofica o teatrologica...), tutti i contributi sembrano rinviare a 'qualcosa di terzo', qualcosa che va al di là delle appartenenze singolari e delle private biografie, e che insiste come un cuneo appuntito e tenace nelle pieghe dell'incontro con il Workcenter, il cui lavoro ha uno dei suoi tratti peculiari proprio nella coralità, nella sovraindividualità dei vissuti e dei linguaggi, nella coerente esposizione al travaglio della molteplicità (di sensi, provenienze e destinazioni).

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