Surabhi Stea Liliana Isabella Libri
Libri di Isabella Surabhi Stea Liliana
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Perdonate, signore, questa è la mia patria! (Perché siamo come siamo) Surabhi Stea Liliana Isabella - Magenes, 2020 - Voci Dal Sud
'Quando ho scritto questo libro gli amici, incuriositi, mi chiedevano di cosa trattasse e mi è sempre riuscito difficile rispondere brevemente, perché non è un lavoro 'lineare'; procede a zig-zag tra Storia negata, violenza taciuta ed esplorazione psicologica, intrapresa per comprendere le ragioni che portano i singoli individui, riuniti in popoli e nazioni, a compiere le loro azioni. Non è quindi un libro di Storia, anche se la storia c'è, né un testo sulla violenza, anche se la violenza c'è, né di pedagogia, e anche quella c'è. È piuttosto una ricerca delle ragioni psicologiche ed educative per cui un singolo o un popolo diventa violento o non lo diventa, così che la sua storia evolve in un modo piuttosto che un altro. Trattandosi di un lavoro ispirato dalle vicende che videro il Regno Borbonico scomparire dalla cartina geopolitica per diventare un generico Sud Italia diviso in regioni, noterete che sono emotivamente 'di parte', essendo quel regno la mia ritrovata Patria originaria, ma questo non mi ha impedito di riportare i fatti in modo obiettivo, così come li ho trovati, anzi... come il mio paziente me li ha raccontati'. 'Stea fa una psicanalisi dell'Unità d'Italia, con visioni e strumenti mai adoperati. Questo induce a dover guardare le cose senza veli, con durezza, a non potersi salvare nel compromesso della ragion di Stato, o storica... Il risultato fu la nascita di una colonia e di una popolazione che ha sentimenti, opinioni (specie di sé) e un agire in tono minore, e a quella minorità vengono abbassati i diritti, l'attenzione del Paese, persino la stima (e l'auto
Le parole e la memoria Surabhi Stea Liliana Isabella - Youcanprint, 2023 - Scienze Sociali / Saggi
Forse 'La vita è un sogno' come dice Calderòn de la Barca e a volte quel sogno prende le sembianze di un incubo, ma intanto che ne abbiamo una, è importante riuscire ad esserne protagonisti, poterne determinare la forma, gli obiettivi...almeno nei limiti del possibile. Ma una persona o un popolo smemorati come possono farlo se non hanno più le coordinate? Quanta pena fanno a tutti noi i malati di Alzheimer persi nelle nebbie di una memoria distrutta. Non sono più padroni di sé. C'è un popolo a cui si cerca di indurre questa condizione sfruttando il terribile trauma che gli è stato inflitto e che si tramanda di generazione in generazione, perché difficile è mettere le mani nel dolore senza il supporto di qualcuno, senza un aiuto che ci sostenga. Si tende a negare a sé stessi la presenza di quel dolore, per non rischiare di soffrire ancora di più se lo andiamo a 'toccare'. Ma senza memoria siamo labili ed evanescenti come nuvole, come sogni, appunto, perché la memoria ci dice chi siamo e su quali fondamenta poggiamo, la memoria ci dà solidità e ci sostiene nel progettare il nostro futuro, ci permette di guardare avanti.