Cultural Studies Libri
Libri pubblicati nella collana Cultural Studies
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Gli italiani sono bianchi? Jennifer Guglielmo Salvatore Salerno - Il Saggiatore, 2006 - Cultural Studies
Non tutti sanno che, all'inizio del Novecento, gli immigrati italiani venivano chiamati 'guinea', come agli afroamericani; che sul documento di identità di molto compariva la dicitura: colore: bianco-carnagione: scura; che i bambini erano esclusi da alcune scuole, come gli adulti da associazioni e sindacati. La società americana era fondata su un processo di colonizzazione e spoliazione e sulla schiavitù, dunque su una rigida gerarchia razziale. Ma furono gli antropologi positivisti europei che distinsero i settentrionali 'ariani' dai 'mediterranei' meridionali che avevano 'sangue africano inferiore' e che erano sinonimo di anarchia, ribellione e povertà. Gli americani non fecero altro che ricalcare questa concezione sciovinista. Questo libro contiene bellissime storie di unità e mobilitazione per la difesa della giustizia sociale; di confronto e solidarietà tra italoamericani e afroamericani appartenenti a movimenti culturali rivoluzionari, o tra artisti e musicisti in cerca di soluzioni di rottura delle barriere razziali.
Politiche del quotidiano. Culture, identità e senso comune Hall Stuart - Il Saggiatore, 2006 - Cultural Studies
Questa antologia di testi di Hall permette di riflettere sul cammino dei 'Cultural Studies' inglesi a partire dall'opera di colui che se ne è fatto fra i maggiori interpreti. Nell'età globale è sul terreno dell'appartenenza culturale che si gioca la partita tra integrazione e marginalità, inclusione ed esclusione. Grazie ad un utilizzo sapiente e creativo delle principali categorie gramsciane, Hall ha elaborato una nozione di cultura priva di ogni essenzialismo, che permette di cogliere tutte le complesse ramificazioni di quell'intreccio tra appartenenza culturale e appartenenza di classe a partire dal quale si costituisce l'identità di individui e gruppi.
Umanesimo e critica democratica. Cinque lezioni Said Edward W. - Il Saggiatore, 2007 - Cultural Studies
Dopo aver assistito al crollo delle torri gemelle nel 2001 e un anno prima della morte, Edward Said rivendica la possibilità di 'criticare l'umanesimo in nome dell'umanesimo'. In contrapposizione a un cosmopolitismo elitario e a una deriva nazionalistica chiusa su se stessa, Said rilancia un nuovo umanesimo che recupera la precisione filologica, l'interpretazione critica delle fonti, la sensibilità storica della tradizione umanistica europea, aprendosi al dialogo con culture distanti. Ripercorrere la storia della cultura con lo sguardo filologico significa per l'autore ricostruire gli intrecci e le condivisioni che caratterizzano i rapporti tra tradizioni diverse, sia pure nella conflittualità, come i rapporti tra mondo arabo, ebraico e cristiano. La filologia, come scienza critica della lettura, risulta quindi fondamentale per una conoscenza umanistica, in quanto antidoto contro lo stravolgimento dei testi sacri e profani quotidianamente operato dal linguaggio del potere e dei media. Inizialmente concepiti per il pubblico accademico, destinatario privilegiato di tutta la sua vita e principale referente del suo insegnamento umanistico, questi scritti presentano un viaggio affascinante fra i testi e le parole. Insieme ad alcune delle voci più autorevoli del dibattito critico-filologico del Novecento - Auerbach, Spitzer, Poirier - Said definisce i tratti di un nuovo umanesimo militante adeguato a una visione autenticamente universalistica.