Termopili I Giorni Della Gloria Libri
Libri di Titolo Termopili I Giorni Della Gloria
Termopili. I giorni della gloria Narracci Giovanni - Stilo, 2011 - Nuovelettere
Dopo la sconfitta subita a Maratona a opera degli ateniesi, Dario vuole organizzare un'altra armata di invasione, ma non vi riesce. Il figlio Serse riprende il programma e, nel 480 a.C., invade la Grecia. Le città greche non hanno una strategia per impedire l'invasione e i risultati di difesa sono deludenti, ma Leonida e Temistocle decidono di fermare l'invasore. Il re di Sparta è convinto che sia possibile fermarlo solo in un passo stretto come le Termopili, avendo a disposizione solo i trecento soldati della sua scorta personale. 'La voglia di raccontare in Narracci è dominata da una profonda fede etica. Nei tempi in cui viviamo, di fronte all'assalto dei barbari dell'economia e della superficialità, di fronte all'analfabetismo di ritorno e all'inciviltà fatua e violenta, c'è ancora un Leonida o un Temistocle capace di sacrificare se stesso per fermare l'invasione? Narracci ci crede, lancia un grido di dolore e addita il mito come specchio, come esempio da ricalcare. I barbari dei nostri tempi, come i persiani di allora, possono essere fermati, occorre soltanto credere nelle proprie forze e occorre una dedizione totale al valore rivoluzionario della cultura.' (R. Nigro).
Termopili. I giorni della gloria Narracci Giovanni - Stilo, 2007 - Nuovelettere
Dopo la sconfitta subita a Maratona a opera degli Ateniesi, Dario medita vendetta e vuole subito organizzare un'altra armata di invasione, ma non vi riesce. Il figlio Serse riprende il programma del padre e, nel 480 a.C., invade la Grecia. Le città greche non hanno una strategia univoca per impedire l'invasione e i risultati di difesa sono deludenti. Due uomini, Leonida, re di Sparta, e Temistocle, ammiraglio ateniese, prendono allora in mano la situazione e decidono di fermare l'invasore. Il re di Sparta, però, è convinto che è possibile fermare gli invasori solo in un passo stretto come le Termopili, ma ha a disposizione solo i trecento soldati della sua scorta personale. 'La voglia di raccontare in Narracci è dominata da una profonda fede etica. Si narra per offrire un esempio. [...] Nei tempi in cui viviamo, di fronte all'assalto dei barbari dell'economia e della superficialità, di fronte all'analfabetismo di ritorno e all'inciviltà fatua e violenta, c'è ancora un Leonida o un Temistocle capace di sacrificare se stesso per fermare l'invasione? Narracci ci crede, lancia un grido di dolore e addita il mito come specchio, come esempio da ricalcare. I barbari dei nostri tempi, come i Persiani di allora, possono essere fermati, occorre soltanto credere nelle proprie forze e occorre una dedizione totale al valore rivoluzionario della cultura'. (Raffaele Nigro)