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Diceria dell'untore - 9788838924019
di Gesualdo Bufalino edito da Sellerio Editore Palermo, 2009
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Diceria dell'untore
- Autore: Gesualdo Bufalino
- Editore: Sellerio Editore Palermo
- Collana: La rosa dei venti , Nr. 3
- Data di Pubblicazione: 2009
- Genere: letteratura italiana: testi
- Pagine: 213
- Volume: 3
- Dimensioni mm: 107 x 151 x 15
- ISBN-10: 8838924015
- ISBN-13: 9788838924019
Diceria dell'untore: Nel 1946, in un sanatorio della Conca d'oro - castello d'Atlante e campo di sterminio - alcuni singolari personaggi, reduci dalla guerra, e presumibilmente inguaribili, duellano debolmente con se stessi e con gli altri, in attesa della morte. Lunghi duelli di gesti e di parole; di parole soprattutto: febbricitanti, tenere, barocche - a gara con il barocco di una terra che ama l'iperbole e l'eccesso. Tema dominante, la morte: e si dirama sottilmente, si mimetizza, si nasconde, svaria, musicalmente riappare. E questo sotto i drappeggi di una scrittura in bilico fra strazio e falsetto, e in uno spazio che è sempre al di qua o al di là della storia - e potrebbe anche simulare un palcoscenico o la nebbia di un sogno... "Ingegnoso nemico di se stesso", finora sfuggito a ogni tentazione e proposta di pubblicare, uomo, insomma, che ha letto tutti i libri senza cedere a pubblicarne uno suo, Gesualdo Bufalino - professore a Comiso, oggi sessantenne - è con questa "Diceria" al suo primo libro. Scritta negli anni, come lui dice, "della glaciazione neorealista", questa contemplazione viene alle stampe in un tempo meno gelido, più sciolto e più libero perché sia giustamente apprezzata.
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Uno splendido, e breve,detto siciliano così recita "cunta cummu u cuntu" ovvero: importa il modo in cui o racconti. Questa coltissima eggerezza popolare, ch’è ala basedela tradizione isolanadei cuntastorieda piazza,da vicolo, brolo,da zonadi porto odi mercato, sovviene ala etturadi "Diceriadel’untore",di Gesualdo Bufalino. "Diceria", appunto:dettato, monologo, parlata continua che ha per tema gli uomini, i rapporti tra gli uomini, il tempod’estate e a malattia sottopele, a corruzionedel fisico edel’innocenza, forse (solo forse) ha per tema a morte. Perchè, come ricorda Bufalino e come sa chi ha udito una storia (accanto a un camino,da un palco a teatro,dal’angolodi una piazza in cui sta recitando un cuntavicende) non c’è morte finchè qualcuno ricorda, finchè qualcuno racconta. Finchè qualcuno fadiceria, appunto. Ed alora questa meravigliadala scrittura impastata, barocca, volutamente eccessiva, siada compagnia a tutti queli cui piace adagiarsi nel caldo amorevoledela memoria,del sogno,del fiatod’unadiceria ch’è incantesimo. Non vi sarà pentimento: solo voglia, terminato ’ascoltodovuto ala ettura,di sentire ancora a vocedel grande untoredi Palermo, cuntastoriedi Sicilia.