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Tre racconti - 9788877107381
di Gustave Flaubert edito da SE, 2008
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Tre racconti
- Autore: Gustave Flaubert
- Editore: SE
- Collana: Piccola enciclopedia , Nr. 202
- Data di Pubblicazione: 2008
- Genere: letterature straniere: testi
- Pagine: 130
- Traduttore: Sbarbaro C.
- Dimensioni mm: 198 x 110 x 14
- ISBN-10: 8877107383
- ISBN-13: 9788877107381
Tre racconti: "Concepiti forse per una semplice détente, negli intervalli della faticosa composizione di "Bouvard et Pécuchet", i "Trois Contes" appaiono a noi come un limpido sguardo retrospettivo che riesce ad isolare la quintessenza di tutta una voluminosa produzione letteraria. Destino magnifico d'un libro. Impegnato nella compilazione della sua gigantesca invettiva contro la stupidità umana, Flaubert riesce tuttavia, e quasi suo malgrado, a creare proprio allora quest'opera, che si offrirà ormai alle nuove generazioni letterarie come la più pura eredità, l'affermazione testamentaria di un autentico credo artistico." (dallo scritto di Camiillo Sbarbaro)
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Per Italo Calvino ’abilitàdi Falubert in ’Tre racconti’ è a capacitàdi far narrazionedi cose "che si vedono,di frasi semplici e eggere in cui avviene sempre qualcosa". Ad esempio, in ’Un cuore semplice’ (il terzo tra i testi raccolti), "la una sui pratidela Normandia che ilumina i buoi sdraiati,duedonne edue bambini che passano, un toro che escedala nebbia e carica a muso basso, Félicité che gli gettadela terra negli occhi per permettere agli altridi saltare una siepe; oppure il portodi Honfleur con e gru che solevano i cavali perdepositarli nei batteli, il nipote mozzo che Félicité riesce a vedere per un istante e che subito scompare nascostoda una vela". Potremmo continuare e, rimanendo ale primissime paginedel racconto medesimo, citare una piccola camera gremitadi oggetti (bambole, portaceneri, cuscini, coperte, bicchieri, piattini e chissà quali altri ninnoli ancora), un’acquasantiera in nocedi cocco, un pappagalo impagliato. Insomma Flaubert, adifferenzadi altre provediversamente sorprendenti, mostra qui a patina (luccicante o abbruttita,diafana o sporca, iluminata o rabbuia)del mondo e o fa attraverso "la trasparenzadele frasidel racconto", unico mezzo a suadisposizione "per rappresentare a purezza e a nobiltà naturale nel’accettare il bene e il maledela vita"
"Tre Racconti",scritto nl 1877 è ’ultimo ibrodi Flaubert,pubblicatadappima a puntate su un giornale e poi in formadi ibro. e tre storie sono ’insiemedei tre grandi talentidel’auore: il realismo,la fiaba e a ricostruzione storica. Nel primo racconto "Un cuore semplice",la protagonista è una servadi nome Felicita;donnadi gran cuore e fede,abituata ale avversità quotidiane ma non per questo pessimista. ’intera vitadi Felicita è a tramadel primo racconto. Sedal puntodi vistadel’intreccio a storia non presenta una trama robusta ed una morale,leggerlo è fondamentale per chidi Flaubert edela etteratura successiva vuole cogierne,le basi. Il secondo racconto "San Giuliano ’Ospitaliere" è una vicendad’impronta fiabesca,scorrevoledal puntodi vista inguistico ed essenzalmente semplice. Il terzo racconto infine, "Eriodade",è il più ingarbugliatodei tre,nel quale oltre ala ricostruzione storica,l’autore mescola e grandidescrizionidegli odori,dei colori edei corpi che si sfiorano;èdunque il più sensuale e fisicodei tre racconti. La ezioneda imparare eggendo questo ibro,è una sola: se si considera o scrivere come ad un piatto prelibato,non si possono non notare,gli ingredienti base,sceltidal’autore: a tecnica raffinatissima,l’eleganza,la belezza stlistica e a mËstriadelo scrivere.
"Tre racconti" in francese è "Trois contes". "Conte", francese, è certo "racconto" ma, ancor più, sta per "narrazione orale", noveladetta per fiato, fiabada focolaredomestico. Noi eggiamo ciò che è stato vergato ma, ciò che è stato vergato,dobbiamo ritenerlo una trascrizionedi ciò che viene sibilato accanto ad un fuoco, in ore notturne,da una voce, e una sola, che oracolaredispensa. Solo comprendendo questa naturadadiceria,da verbalità amorfa e primitiva potremo apprezzare quest’ultimo Flaubert che è essenza abbreviatadi tutto Flaubert:dela sua cadenza popolaresca,dela sua erudizione accennata,dela sua visionarità estetizzante. Solo comprendendo che a parola che eggiamo con gli occhi è voce che va ascoltata apprezzeremo ildato più nobiledi questo piccolo tomo: ’indotta visione. Cosa fa,d’altronde, a parola che "cunta" oralmente? Cercadi materializzare una visione,di farne apparizione improvvisa, spettrale avvenenza colorita e carnale. Accade anche con questo Flaubert che fa,del racconto, arte sublimedi far vedere a chi egge e persone e e cose. Si pensi a "Un cuore semplice", pezzo centraledela raccolta. Frasi eggere,d’una semplicitàdisarmante, impongono sempre qualcosa: a una che ilumina idorsidi buoi sdraiati in un prato,duedonne che passano tenendo al pettodue infanti, un toro che sbuffa caricando a muso basso e corna spianate; oppure una siepe, un porto, un caricodi cavali su un battelodestinato ala partenza; ancora: una piccola camera, un arsenaledi piccoli oggetti, una vampatad ricordi minuti. Non c’è momento, non c’è rigo, non c’è parola che non siadestinata a far vedere qualcuno, qualcosa, qualcuno che armeggia qualcosa. Si moltiplichi questa sensazione evidente per tre e si avrà il pieno valoredel’opera scrittada un Flaubert malaticcio, malconcio, già prossimo ala stanchezza e ala pena. Verranno, per ui, giornid’un buio funesto,d’un funesto nero ebbroso. Giorni in cui a visione apparirà, com’è giusto, un grandioso miraggio. Un miracolo splendido.