Lectura Dantis Lupiensis (2016). Vol. 5 - 9788893500029

Lectura Dantis Lupiensis (2016). Vol. 5: La quinta edizione delle Lecturae Lupienses ha rinunciato alle finestre interdisciplinari delle edizioni precedenti e ha puntato, per una volta, alla sola intimità culturale e testuale nello studio dell'opera dantesca. Mira Mocan ha enucleato i rapporti tra la figuralità metaforica di Dante e le fonti, soprattutto boeziane, dei modelli geometrici ai quali il poeta si richiama in più punti della Commedia, come a dar corpo fisico e "solidità" razionale a evanescenti virtù morali. Paolo Fal zone, riprendendo la tesi di fondo esposta nel fortunato volume di Carpi sulla nobiltà di Dante, ne ha discusso con acume e con circonstanziata documentazione 1'approdo teorico, presentando credibilmente tesi assai distanti da quelle esposte dal più noto, compianto studioso. Leyla Livraghi, circumnavigando la citazione dantesca di Livio «che non erra», ne ha rintracciato dapprima 1'autentico significato e ne ha poi indicato con meditata intelligenza il carattere fondativo di un modello di prosa storiografica. Beatrice Stasi ha affrontato la dura tematica dei canti della Superbia e ha disegnato un fitto reticolato di rapporti interni ad altri luoghi della Commedia e, più in generale, di un argomento centrale per la dottrina morale del tempo di Dante. Infine, Stefano Prandi ci ha offerto una nuova e brillante rilettura di Inf. XXXI, regalandoci nuovi e persuasivi punti di vista sul ruolo e sul significato dei Giganti.
The fifth edition of the Lecturae Lupienses has renounced the interdisciplinary windows of previous editions and has aimed, for once, at the only cultural and textual intimacy in the study of Dantesque work. Mira Mocan has enucleated the relationships between the metaphorical figurality of Dante and the sources, especially Boeziane, of the geometric models to which the poet draws himself in several points of the play, as to give physical body and rational "solidity" to evanescent moral virtues. Paolo Fal Zone, resuming the underlying thesis exhibited in the fortunate volume of Carpi on the nobility of Dante, discussed it with acumen and with circonstanziata documentation 1 ' theoretical landing, presenting credibly theses far apart from those exposed by the best known, Late scholar. Leyla Livraghi, circumnavigating the dantesque quotation of Livy "that does not err", has first traced 1 ' authentic meaning and has then indicated with meditated intelligence the foundational character of a model of historiographical prose. Beatrice Stasi addressed the harsh theme of the songs of Pride and drew a dense network of internal relations to other places of comedy and, more generally, a central topic for the moral doctrine of the time of Dante. Finally, Stefano Prandi offered us a new and brilliant re-reading of INF. XXXI, giving us new and persuasive points of view on the role and significance of the Giants.