Nel nostro inconscio risiedono conoscenze inaccessibili alla mente razionale. Eppure, nei momenti di vero bisogno, affiora alla nostra mente conscia un sapere profondo e inaspettato, sotto forma di intuizioni, sensazioni e presentimenti. Come se dentro ognuno di noi esistesse un genio a governare le informazioni universali depositate nel nostro inconscio, e a proteggere noi stessi dal mostruoso potere che scaturirebbe da un uso improprio di questa inestimabile conoscenza. In effetti, la metafora della lampada di Aladino ci aiuta a capire che noi siamo la lampada, e in noi vive il Genio, il Sé Superiore, l’Io Sono, la presenza invincibile in grado di farci conseguire la sconfinata ricchezza della conoscenza. La leggenda narra che, per invocare il nostro potente Genio, occorre strofinare la lampada, bisogna cioè sottoporre se stessi ad un lavoro di purificazione. Un lavoro che ha una forte analogia con un altro compito spirituale, quello della ricerca di un altro sacro contenitore: il Santo Graal. Un’altra metafora di noi stessi. Del resto sia la purificazione che la ricerca sono elementi immancabili in ogni esperienza di trasmutazione alchemica e rinascita spirituale. Tra le righe de Il Genio inconscio sono disseminate innumerevoli tracce che portano sulla via della purificazione, e inaspettati indizi per avventurarsi sul sentiero della ricerca. Al lettore il compito (e il piacere) di individuarli.