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Immagini che vivono. Politica e fotografia in Tano D'Amico Vacca Viviana - Ombre Corte, 2022 - Cartografie
Che cosa pretendono, da noi, le immagini? Il capovolgimento rappresentato da questa domanda ci pone di fronte ad alcune questioni nevralgiche riguardanti i rapporti tra il mondo contemporaneo e le immagini artistiche: la presa di posizione politica delle immagini, la specificità dell'immagine fotografica, le immagini come operatrici di dignità, il fotografo che, alla pari di antichi indovini, è in grado di scoprire e rivelare colpe e colpevoli. In dialogo con numerosi riferimenti teorici importanti - da Benjamin a Barthes, da Deleuze a Georges Didi Huberman - la portata innovativa della straordinaria esperienza artistica di Tano D'Amico acquista il risalto che merita in direzione di una presa di posizione teorica di maggior respiro rispetto alla storia delle immagini del contemporaneo. Le singolarità emergenti grazie allo sguardo del fotografo - i volti, i gesti delle donne, dei bambini, dei lavoratori e dei poveri in quanto corpi nelle lotte sociali - permettono alle immagini di vivere, e non soltanto di sopravvivere. Le belle immagini, quelle che vivono, sono, per Tano D'Amico, immagini astratte e liberate dalla funzione ancillare nei confronti delle parole, affermando gioiosamente la propria autonomia: immagini fatte della stessa materia di cui sono fatte le rivolte che non hanno bisogno di nessuna didascalia.
E gli occhi hanno visto la vista. L'immagine tra G. Deleuze e C. Bene. Vacca Viviana Panizzo F. (Cur.) - Psychodream, 2012 -
Questo libro mette in rilievo due delle nature più audaci, inquiete e contraddittorie del secolo scorso: Gilles Deleuze e Carmelo Bene. Il primo, testimone attento e assiduo del suo tempo, un filosofo raro, la cui potenza speculativa si apre alle forme più diverse e remote del pensiero e dell'azione umana, la cui indagine, impeccabile, abbraccia le dispute filosofiche, la letteratura, si estende alla psicanalisi e non trascura il cinema, l'arte, lo sport. Un Maestro vorace che porta un contributo mirabile al Novecento, con una serie di scritti magistrali. Un uomo singolare e multiforme, la cui vita non è meno straordinaria delle sue osservazioni, il cui destino è grandioso e nel tempo stesso triste. Il secondo, Carmelo Bene, genio teatrale per eccellenza, dal temperamento convulso, mutevole, selvaggio, dalla sensibilità irritata. Istrione che trasforma in principio l'eccesso, il disordine; creatore che si trascina nelle contraddizioni più folli. Innovatore proteiforme che avverte il bisogno istintivo di oltrepassare i confini della realtà presente, che aspira a uscire fuori dal tempo.