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- Perché l'Italia diventò fascista (e perché il fascismo non può tornare)
Perché l'Italia diventò fascista (e perché il fascismo non può tornare) - 9788804718741
di Bruno Vespa edito da Mondadori, 2019
- Prezzo di Copertina: € 20.00
- € 17.00
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Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Perché l'Italia diventò fascista (e perché il fascismo non può tornare)
- Autore: Bruno Vespa
- Editore: Mondadori
- Collana: I libri di Bruno Vespa
- Data di Pubblicazione: 2019
- Genere: STORIA D'EUROPA
- Argomenti : Italia-Storia Fascismo
- Pagine: 348
- Dimensioni mm: 226 x 0 x 35
- ISBN-10: 8804718749
- ISBN-13: 9788804718741
Perché l'Italia diventò fascista (e perché il fascismo non può tornare): Benito Mussolini camminava a lunghi passi su e giù per l'ufficio di direttore del «Popolo d'Italia» e, nei momenti di più acuta depressione, confidava alla sua musa Margherita Sarfatti di voler piantare baracca e burattini: «Faccio il giornalista da troppo tempo. Ho tanti altri mestieri. Posso fare il muratore: sono bravissimo. Sto imparando a fare il pilota aviatore. Oppure posso girare il mondo con il mio violino: magnifico mestiere, il rapsodo errante!». Era la fine del novembre 1919 e aveva fondato da poco i Fasci di combattimento, ma aveva perso in modo disastroso le prime elezioni politiche. Pochissimi voti e nessun seggio. Appena tre anni dopo, il Duce del fascismo era a capo del governo, acclamato dalla folla e incoraggiato da insospettabili antifascisti che gli chiedevano di rimettere in sesto un paese distrutto, demotivato, indebitato e diviso. Giolitti gli riconosceva il merito di aver «tratto il paese dal fosso in cui finiva per imputridire». Amendola suggeriva di «secondare le mosse dell'onorevole Mussolini perché questo è il solo mezzo per ripristinare la forma della legalità». Nitti scriveva ad Amendola: «Bisogna che l'esperimento fascista si compia indisturbato». E Anna Kuliscioff a Turati: «Nessuno potrebbe raggiungere la pacificazione se non Mussolini». Salvemini, l'antifascista più irriducibile, giungeva a dire: «Bisogna augurarsi che Mussolini goda di una salute di ferro, fino a quando non muoiano tutti i Turati...». In questo libro Bruno Vespa racconta come e perché tre anni di guerra civile (1919-1922) consegnarono il potere all'uomo che l'avrebbe tenu
Benito Mussolini walked long steps up and down the office of director of the "Popolo d'Italia" and, in his most acute depression, confided to his muse Margherita Sarfatti that he wanted to plant shacks and puppets: "I have been a journalist for too long. I have so many other trades. I can be a bricklayer: I'm very good. I'm learning how to be an aviator pilot. Or I can travel the world with my violin: magnificent craft, wandering rhapso!" It was the end of November 1919 and he had recently founded the Combat Bands, but he had lost the first general election disastrously. Very few votes and no seats. Barely three years later, the Duce of fascism was at the head of the government, cheered by the crowd and encouraged by unsuspecting anti-fascists who asked him to restore a country destroyed, demotivated, indebted and divided. Giolitti credited him with having "taken the country from the ditch in which he ended up imputing".. Amendola suggested that 'i.e. Mr Mussolini's moves are because this is the only way to restore the form of legality'. Nitti wrote to Amendola: "The fascist experiment must be accomplished undisturbed." And Anna Kuliscioff to Turati: "No one could achieve peace except Mussolini". Salvemini, the most diehard anti-fascist, came to say: "It must be hoped that Mussolini enjoys an iron health, until all the Turati die...". In this book Bruno Vespa tells how and why three years of civil war (1919-1922) handed power to the man who would hold it
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