La vita gioca con me - 9788804719793

La vita gioca con me: "Tuvia era mio nonno. Vera è mia nonna. Rafael, Rafi, mio padre, e Nina... Nina non c'è. Nina non è qui. È sempre stato questo il suo contributo particolare alla famiglia", annota Ghili nel suo quaderno. Ma per la festa dei novant'anni di Vera, Nina è tornata; ha preso tre aerei che dall'Artico l'hanno portata al kibbutz, tra l'euforia di sua madre, la rabbia di sua figlia Ghili, e la venerazione immutata di Rafi, l'uomo che ancora, nonostante tutto, quando la vede perde ogni difesa. E questa volta sembra che Nina non abbia intenzione di fuggire via; ha una cosa urgente da comunicare. E una da sapere. Vuole che sua madre le racconti finalmente cosa è successo in Iugoslavia, nella "prima parte" della sua vita, quando, giovane ebrea croata, si è caparbiamente innamorata di Milos, figlio di contadini serbi senza terra. E di quando Milos è stato sbattuto in prigione con l'accusa di essere una spia stalinista. Vuole sapere perché Vera è stata deportata nel campo di rieducazione sull'isola di Goli Otok, abbandonandola all'età di sei anni e mezzo. Di più, Nina suggerisce di partire alla volta del luogo dell'orrore che ha risucchiato Vera per tre anni e che ha segnato il suo destino e poi quello della giovane Ghili. Il viaggio di Vera, Nina, Ghili e Rafi a Goli Otok finisce per trasformarsi in una drammatica resa dei conti e rompe il silenzio, risvegliando sentimenti ed emozioni con la violenza della tempesta che si abbatte sulle scogliere dell'isola. Un viaggio catartico affidato alle riprese di una videocamera, dove memoria e oblio si confondono in un'unica testimonianza imperfet
"Tuvia was my grandfather. Vera is my grandmother. Rafael, Rafi, my father, and Nina... Nina's not there. Nina's not here. This has always been his special contribution to the family," Ghili noted in his notebook. But for Vera's 90th birthday party, Nina is back; she took three planes from the Arctic to the kibbutz, between the euphoria of her mother, the anger of her daughter Ghili, and the unchanged veneration of Rafi, the man who still, despite everything, when he sees her loses all defense. And this time it seems that Nina has no intention of running away; has an urgent thing to communicate. And one to know. She wants her mother to finally tell her what happened in Yugoslavia, in the "first part" of her life, when, as a young Croatian Jew, she stubbornly fell in love with Milos, the son of landless Serbian peasants. And when Milos was thrown in jail on charges of being a Stalinist spy. She wants to know why Vera was deported to the re-education camp on goli Otok Island, abandoning her at the age of six and a half. More, Nina suggests leaving for the place of horror that sucked Vera for three years and that marked her fate and then that of the young Ghili. Vera, Nina, Ghili and Rafi's journey to Goli Otok ends up turning into a dramatic showdown and breaks the silence, awakening feelings and emotions with the violence of the storm that hits the cliffs of the island. A cathartic journey entrusted to the filming of a video camera, where memory and oblivion are confused in a single imperfect testimony