Turismo di massa e usura del mondo - 9788833020556

Turismo di massa e usura del mondo: Se si è passati in poco tempo dall'uso del mondo all'usura del mondo, è perché la massificazione del desiderio turistico, camuffata da libertà di movimento, è avvenuta all'interno di una logica industriale che ha distrutto la dimensione simbolica del viaggio, trasformandolo in una «fuga d'evasione» da fare in tempi e luoghi deputati, e soprattutto passando sempre alla cassa. Ponendosi al servizio del consumo mondiale, il turismo è diventato, insieme alla televisione, agli antidepressivi e al calcio, uno dei più potenti anestetici che la società contemporanea elargisce ai suoi logorati cittadini, immersi in una ipermobilità che dà la misura della loro insoddisfazione. Eppure, nonostante la standardizzazione dei desideri e il saccheggio ambientale, il turismo mantiene intatto il suo potere incantatore. Forse perché il turista, lontano dal suo territorio originario, che ormai non conosce più, nutre la confusa speranza di trovare altrove ciò che gli manca a casa: una vita conviviale in un territorio ancora carico di senso. Senza accorgersi però che con la sua stessa presenza distrugge ciò che è venuto a cercare. Prefazione di Paolo Cognetti.
If we have gone from the use of the world to the wear and tear of the world in a short time, it is because the massification of tourist desire, disguised as freedom of movement, has taken place within an industrial logic that has destroyed the symbolic dimension of travel, turning it into an 'escape of escape' to be done in times and places, and above all by always passing to the cash register. By serving world consumption, tourism has become, along with television, antidepressants and football, one of the most powerful anesthetics that contemporary society gives its worn-out citizens, immersed in a hypermobility that gives the measure of their dissatisfaction. Yet, despite the standardization of desires and environmental plundering, tourism retains its enchanting power intact. Perhaps because the tourist, far from his original territory, which he no longer knows, feeds the confused hope of finding elsewhere what he lacks at home: a convivial life in a territory still full of meaning. Without realizing, however, that by his own presence he destroys what he has come to seek.