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Breve diario di frontiera - 9788861101449
di Gazmend Kapllani edito da Del Vecchio Editore, 2015
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Breve diario di frontiera
- Autore: Gazmend Kapllani
- Editore: Del Vecchio Editore
- Collana: Formelunghe , Nr. 53
- Data di Pubblicazione: 2015
- Genere: LETTERATURE STRANIERE: TESTI
- Pagine: 220
- Traduttore: De Rosa M.
- Dimensioni mm: 217 x 217 x 16
- ISBN-10: 8861101445
- ISBN-13: 9788861101449
Breve diario di frontiera: In questo "diario minimo" Gazmend Kapllani ci restituisce tutta la sofferenza degli albanesi che hanno attraversato il confine con la Grecia negli anni Novanta. Con mano leggera lascia che ci scorra sotto gli occhi la surreale volontà di dare un senso all'abbandono della terra natia, che in questo specifico caso è la fuga, il passaggio attraverso la cortina di ferro. In ogni capitolo, il doppio punto di vista - di chi è in Albania e di chi, esule, se ne allontana - mette in evidenza con sarcasmo, e senza fare sconti, la kafkiana condizione dell'Albania sotto il regime comunista: spie che controllano i programmi televisivi dei vicini, statue monumentali di Enver Hoxha, un dittatore troppo dittatore anche per i dittatori, e i bunker sulla spiaggia pronti per resistere a nemici che però non si presentano mai. Accurate, asciutte, intrise di humour nero, le descrizioni dell'assurdità e della rivolta alla tirannia compongono un quadro ironico e partecipe della condizione dell'esule, in cui il particolare dialoga con l'insieme e si fa narrazione universale, come in un dipinto di Bruegel. La "sindrome delle frontiere" inizia con l'abbandono del Paese e si sviluppa nella "nevrosi del successo", un successo che conferisce il diritto a restare nella nuova terra, per giungere a un'amara riflessione sui migranti di seconda generazione, condannati ad amare e odiare contemporaneamente il loro Paese.
This "diary" Gazmend Kapllani gives us all the suffering of the Albanians who have crossed the border into Greece in the 1990s. With a light hand let it slides under the eyes the surreal desire to give meaning to the abandonment of the homeland, which in this specific case is escape, passing through the iron curtain. In each chapter, the dual point of view-of those in Albania and who, exiled, he dismisses-highlights with sarcasm, and without discounts, the Kafkaesque State of Albania under the Communist regime: spies who monitor television programs of the neighbors, monumental statues of Enver Hoxha, a dictator too dictator even for dictators, and the bunkers on the beach ready to withstand enemies but don't show ever.
Accurate, dry, full of black humor, descriptions of the absurd and the ironic and sympathetic framework addressed to a tyranny of the condition of exile, where the particular dialogue with together and does storytelling universal, as in a painting by Bruegel. The "syndrome of frontiers" starts with the abandonment of the country and develops into "neurosis of success", an achievement that confers the right to remain in the new land, leading to a bitter reflection on the second generation migrants, condemned to love and hate at the same time their country.
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