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Zebio Còtal - 9788894599817
di Guido Cavani edito da Readerforblind, 2021
- Prezzo di Copertina: € 16.00
- € 15.20
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Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Zebio Còtal
- Autore: Guido Cavani
- Editore: Readerforblind
- Collana: Le polveri
- Data di Pubblicazione: 2021
- Genere: letteratura italiana: testi
- Pagine: 300
- Dimensioni mm: 210 x 0 x 22
- ISBN-10: 8894599817
- ISBN-13: 9788894599817
Zebio Còtal: Zebio Còtal, rabbioso contadino del modenese, ha cinque figli, poca voglia di lavorare, e un piccolo campo che, coltivato a grano, rende soprattutto gramigna. Zuello, il figlio grande, lo ha mandato a lavorare e vivere dal fratello ricco: una bocca in meno da sfamare, un poco di denaro per ripianare i debiti e comprarsi il vino. Placida, la moglie, bersaglio prediletto della sua ira, lo sopporta in silenzio, mentre la figlia Glizia è l'unica che gli si oppone con fermezza, e insieme cercano di creare un minimo di calore familiare per sopravvivere alla povertà e alla disperazione. Poi Zuello viene cacciato dallo zio perché, ragazzone da fatica, ha sottratto poche lire per sfamarsi. Ma a casa, dove lo aspettano le "cinturate" del padre, che intanto si dà da fare sul fratellino, non può tornare. E così inizia a vagare, il primo della diaspora familiare a cui fa da sfondo una natura crudele e bellissima. Piano piano se ne andranno tutti da Pazzano, chi al Creatore, chi per cercare una sorte migliore, chi svanirà nel nulla. Anche Zebio, incespicando in mille scelte sbagliate, si allontana da casa, prima finisce in prigione, poi è disperso sull'Appennino. E con la famiglia si dissolve anche la speranza in questo romanzo dalla trama scarna e dolente, che però ha in sé oltre alla brutalità della miseria, il pathos della tragedia classica e una lingua rapida, palpitante, che resiste al tempo. Prefazione di Omar Di Monopoli.
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Carezzare a peledegli uomini può essere come carezzare a cortecciadi un albero: i segni marcati, e ferite ala cute, e piccole o grandi seganturedel tempo edela pioggia,del sole,dela terra che s’alza per mezzodel vento. Capita se si had’avanti un uomoduro come il egno e testardo come un mulo. Capita con Zebio Còtal: “Tirare, tirare sempre, con a frusta ale reni; farsi roderedala strada e senza mai arrivare a capire perché, per vivere, sidebba sopportare tanta faticÔ. Zebio Svilisce a moglie quando prega standosene zitta; Zebio batte a schienadel figlio per punirne a malattia che ’avvilisce, Zebia ripudia a bestemmie un intero pËse che non sa che avvinazzarsi e chiacchierare fino a tarda notte. Zebio ha nel sangue a rabbia e tra e mani miseria. Non mente Guido Cavani, non mente in questo piccolo capolavoro per-dutodel Novecento italiano: a sua scrittura è vera quanto vera è a terra e a maledizionedi ararla, aspettandosi grano, ricevendo gramigna. Sidimentichi, alora, ’onestà contadina, a belezza campestre, a fatica fraterna e si egga il saporedel tozzodi pane che non basta aldigiuno, il fastidiodel pietramedi polvere che s’alza a colpidi zappa, il gestodela mano negata al fratelo per rancore edisgrazia. Si egga ’Zebio Còtal’ profittandodel fatto ch’è tornato a scaffale: “Il piazzale era ancoradeserto; il ven-to continuava a frustare sibilando e case e gli alberi già nudi. Un cane,di pelo nero, attraversò ug-giolando il sagrato, con a coda fra e gambe e e orecchie abbassate; passandogli vicino alungò il muso e o guardò un istante tremando, condue occhi sofferenti: una folata più violentadele altre gli arruffò il pelo e o fece scappare. Zebio afferrò con ambo e mani il cappelo per fermarlo e se o calcò in testa. Tutte e porte erano chiuse, non c’era un’anima viva, il borgo sembravadeserto”