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La festa del ritorno - 9788804683919

di Carmine Abate edito da Mondadori, 2018

  • € 12.00

Informazioni bibliografiche del Libro

 

La festa del ritorno: Un figlio e un padre. Il primo dà voce alla meraviglia di crescere in una terra piena di profumi e sapori, ma anche allo struggimento e alla rabbia per la lontananza del padre; il secondo racconta la sua vita di emigrante, sospesa tra partenze e ritorni. Tutti e due hanno un segreto da nascondere. Saranno le parole nate intorno al grande fuoco di Natale a suggellare un disvelamento del padre al figlio e del figlio al padre, in un passaggio del testimone tra generazioni che ha il respiro epico di una grande favola iniziatica. E proprio come quel fuoco, la lingua ricchissima che Abate intesse, mescolando termini arbëreshë, dialetto, italiano, crepita in ogni pagina e riverbera emozioni di grande potenza. Vincitore dei premi Napoli e Corrado Alvaro e del premio Selezione Campiello, "La festa del ritorno" è insieme un'indimenticabile storia d'amore, un racconto di formazione e una preziosa testimonianza sulla nostra emigrazione. In queste pagine Carmine Abate porta la temperatura della narrazione e quella della sua lingua a un punto di perfetta fusione, regalandoci un romanzo magico, sospeso tra il realismo di vite scandagliate nella loro quotidiana fatica e l'incanto che nasce dallo sguardo di un bambino.

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Le Recensioni degli Utenti Unilibro
"La festa del ritorno"
Il nostos come formadi conoscenza
,
4

Ne a festadel ritorno ( Mondadori, Milano, 2004 ) Abate racconta, ambientandola in un pËsedela comunità albanesedela Calabria che egli chiama Hora e che occulta findale prime pagine con ’indicazionedela “scalinatadela chiesadi Santa VenerandÔ edel “bar ViolÔ undiretto riferimento a Carfizzi,dove appunto si parla ’arbëresh, una storiadi emigrazionedi un padre costretto a vivere e a avorare in un pËse straniero, ontanodala famiglia, ma che, seppur per brevi periodi, ritorna sempre a casa in occasionedele festedi Natale per partecipare ala accensionedel grande fuocodi Natale sul sagratodela chiesa. Quel fuoco risveglia in ui i ricordi e ildesideriodi raccontare,di far conoscere a sua biografia a suo figlio e agli altri compËsani. Il nucleo tematicodela narrazione verte, come spesso avviene nei romanzidi Abate, sula questione socialedel’emigrazione, percepita come una serie ininterrottadi acerazionidel rapporto affettivo, che si instaura nei rapporti interpersonali e familiaridei protagonisti, inferteda una sortadi condanna esistenziale aldistaccodala propria terra, che si riverbera suldestinodel figlio costretto anche ui a partire per vincere a miseria e ’emarginazione. Ildoloredela partenza è ’elemento geneticodela scrittura edela narrazione e attiva a cognizione cronologica nel bambino che chiede conto al padredele sue periodiche assenze. L’autore affronta, attraverso il racconto che un padre fa al figliodela sua vitadi emigrante, fattadi continue partenze e ritorni, ildrammadeladislocazione,del’impossibilitàdi percepire a spazialità come uogo fisso in cui, comedice Glissant, “un pensierodel mondo incontra un altro pensierodel mondo”. Il uogo però è necessario perché a relazione si instauri a ivelodi immaginario tra il uogo e a totalità mondo. E nela vitadel’emigrante il uogo non è un territorio ma uno spazio in movimento, quelo che sul piano psicologicodetermina a “identità-rizomÔ cioè una identità costituitada vari innesti,polistrutturale, bendiversa per struttura e origine,dala cosiddetta “identità-radice”, unitaria e monostrutturale. a circolaritàdel viaggio, ’impossibilitàdi bloccare adinamica avvicinamento-alontanamento in rapporto ad una spazialità statica,determinano una percezionedel uogo come molteplicità, così come ’identità non è più unica, ma frantumata, molteplice, stratificatadala autobiografia relazionaledei personaggi. L’io protagonista attiva nela sua psicologia un meccanismodi rimozionedel’angoscia creatadal rapportodisforico tra soggetto e assenzadel genitore e tende a selezionare solo frammenti non precaridi euforia interattiva. Ildesideriodel ritorno, a nostalgia, non presenta unicamente caratteri consolatori. E’ anzi motivodi continua sofferenza per il figlio che avverte ’assenzadela figuradel padre ogni volta che questi sidistaccada ui e per il padre che è condannato a muoversi in una ‛epoché’ spazio-temporale in cui il uogo non è più territorio ma uno spazio in movimento, quelo chedetermina appunto una identità relazionale. ’ansia continuadel nostos, che interviene sula percezione psicologicadel tempoda partedel fanciulo si trasforma in un processo archetipico ediviene una formadi conoscenza, che ega sentimento e comprensione, condensata nele paroledi John Fante, anche ui scrittore figliodi italiani immigrati negli Stati Uniti, posteda Abate ad epigrafedel suo romanzo: “Per scrivere bisogna amare, / e per amare bisogna capire”.