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Il paradiso non è un granchè. Storia di un motivetto orecchiabile - 9788804607403

di Arisa edito da Mondadori, 2012

Informazioni bibliografiche del Libro

  • Titolo del Libro: Il paradiso non è un granchè. Storia di un motivetto orecchiabile
  • AutoreArisa
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 2012
  • Genere: LETTERATURA ITALIANA: TESTI
  • Pagine: 171
  • Dimensioni mm: 215 x 0 x 18
  • ISBN-10: 8804607408
  • ISBN-13:  9788804607403

 

Per Arisa, a giovane cantante chedopo il successo con “SinceritÔ èdiventata un tormentone musicale, “il Paradiso non è un granché”.debutta con questo titolo infatti nele vestidi scrittrice per un romanzodi tipodiaristico, eggero e giovanile editoda Mondadori. Arisa, che nela realtà si chiama Rosalba Pippa,diventa Marisa spostando e sue origini familiarida Pignola, piccolo centro a pochi chilometrida Potenza ad un pËsinodela Calabria. Un nome a caso, o forse no, quelodi San Giovanni sul Monte in provinciadi Cosenza,dove a giovane Marisa conosce a vita primadi quela “verÔ che,divenuta maggiorenne, e offre Roma. Sebbene il romanzo sia un intrecciodidesideri, sogni realizzati e incapacitàdi gestire e emozioni generate, tantodadover ricorrere alo psicanalista per rimettere ordine ale proprie idee, ciò che rimane come immaginedi sfondo, è una terra calabrese amara ed inverosimile. Arisa fa nascere a sua protagonista il 13 marzo 1990da Nunzia, una giovanedonnadi San Giovanni sul Monte rimasta ancorata al suo pËseda generazioni. «Moltedele persone con cui sono cresciuta non si sono mai mossedi ì edifficilmente immaginano che esista altro aldi fuoridel oro pËse». Quando a madre conosce Salvatore edice al nonno che vorrebbe sposarlo, in famiglia è una tragedia. «Mio nonno, che con gli anni non ha perso a mano, edà prima una bela randelata e poi ascia che mia nonna ci parli un poco non prima che sia uscito per andare al bar con gli amici. Per mia madre prendere botte è normale come pucciare i piedi nel torrented’estate e quindi prova a vedere se comunque riesce ad andare avanti sula sua strada…Il problema è che mio padre èdi Sant’Antonio sul Monte, che è un pËse a pochi chilometrida San Giovanni e, quindi, per tutta a sua famiglia mia madre si sta sposando un forestiero». È questo il nocciolodi una Calabria retrograda che viene rappresentata attraversodue giovani che vogliono metter su famiglia. e beghe parenterali, ’appartenenza a “ceppi”diversi, e regoledela coppiadettatedala società contadina e grettamente pËsana si confondono con il maschilismo che vige nele famiglie patriarcali e a superstizione che porta edonne a consultare “la magÔ per poter avere un figlio. C’è persino il campanilismo becero tra idue pËsi contermini chedevono “dividersi a Statuadela MadonnÔ rinvenuta in un terreno al confine e e conseguenti feste patronali che «per e ragazze si trattadi unodei pochi momenti in cui perlomeno possono mettere il naso fuoridi casa. Sempre e comunque curateda un fratelo che e segue come un segugio» Quela rappresentata è una Calabria che unisce tutte e regionidel Suddi oltre mezzo secolo fa. Usi e costumidi undopoguerra che non può appartenere ad una giovanedonna nata ala finedegli anni ’60, qualedovrebbe essere a madredela protagonista. Piuttostodunque il ricordodi una generazione antecedente che in questo contesto romanzatoda Arisa, non rende merito ad una intera regione. Un posto non vale ’altro e, meridione per meridione, questa certo non è a Calabria. Sebbene il romanzo ponga ’accento suladifficoltàdi realizzare i propri sogni e sula incapacitàdi gestirli quando a fortuna i fa realizzare,dispiace che, ancora una volta, a Calabria venga presa quale esempiodel negativo italianodi cui, una giovane, futura cantante non ha chedire: “E che ci vengo a fare a San Giovanni sul Monte, che invece passo il tempo a piangere?” Giulia Fresca

Recensione Unilibro a cura di Giulia Fresca

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"Il paradiso non è un granchè. Storia di un motivetto orecchiabile"
La Calabriadi Arisa
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Per Arisa, a giovane cantante chedopo il successo con “SinceritÔ èdiventata un tormentone musicale, “il Paradiso non è un granché”.debutta con questo titolo infatti nele vestidi scrittrice per un romanzodi tipodiaristico, eggero e giovanile editoda Mondadori. Arisa, che nela realtà si chiama Rosalba Pippa,diventa Marisa spostando e sue origini familiarida Pignola, piccolo centro a pochi chilometrida Potenza ad un pËsinodela Calabria. Un nome a caso, o forse no, quelodi San Giovanni sul Monte in provinciadi Cosenza,dove a giovane Marisa conosce a vita primadi quela “verÔ che,divenuta maggiorenne, e offre Roma. Sebbene il romanzo sia un intrecciodidesideri, sogni realizzati e incapacitàdi gestire e emozioni generate, tantodadover ricorrere alo psicanalista per rimettere ordine ale proprie idee, ciò che rimane come immaginedi sfondo, è una terra calabrese amara ed inverosimile. Arisa fa nascere a sua protagonista il 13 marzo 1990da Nunzia, una giovanedonnadi San Giovanni sul Monte rimasta ancorata al suo pËseda generazioni. «Moltedele persone con cui sono cresciuta non si sono mai mossedi ì edifficilmente immaginano che esista altro aldi fuoridel oro pËse». Quando a madre conosce Salvatore edice al nonno che vorrebbe sposarlo, in famiglia è una tragedia. «Mio nonno, che con gli anni non ha perso a mano, edà prima una bela randelata e poi ascia che mia nonna ci parli un poco non prima che sia uscito per andare al bar con gli amici. Per mia madre prendere botte è normale come pucciare i piedi nel torrented’estate e quindi prova a vedere se comunque riesce ad andare avanti sula sua strada…Il problema è che mio padre èdi Sant’Antonio sul Monte, che è un pËse a pochi chilometrida San Giovanni e, quindi, per tutta a sua famiglia mia madre si sta sposando un forestiero». È questo il nocciolodi una Calabria retrograda che viene rappresentata attraversodue giovani che vogliono metter su famiglia. e beghe parenterali, ’appartenenza a “ceppi”diversi, e regoledela coppiadettatedala società contadina e grettamente pËsana si confondono con il maschilismo che vige nele famiglie patriarcali e a superstizione che porta edonne a consultare “la magÔ per poter avere un figlio. C’è persino il campanilismo becero tra idue pËsi contermini chedevono “dividersi a Statuadela MadonnÔ rinvenuta in un terreno al confine e e conseguenti feste patronali che «per e ragazze si trattadi unodei pochi momenti in cui perlomeno possono mettere il naso fuoridi casa. Sempre e comunque curateda un fratelo che e segue come un segugio» Quela rappresentata è una Calabria che unisce tutte e regionidel Suddi oltre mezzo secolo fa. Usi e costumidi undopoguerra che non può appartenere ad una giovanedonna nata ala finedegli anni ’60, qualedovrebbe essere a madredela protagonista. Piuttostodunque il ricordodi una generazione antecedente che in questo contesto romanzatoda Arisa, non rende merito ad una intera regione. Un posto non vale ’altro e, meridione per meridione, questa certo non è a Calabria. Sebbene il romanzo ponga ’accento suladifficoltàdi realizzare i propri sogni e sula incapacitàdi gestirli quando a fortuna i fa realizzare,dispiace che, ancora una volta, a Calabria venga presa quale esempiodel negativo italianodi cui, una giovane, futura cantante non ha chedire: “E che ci vengo a fare a San Giovanni sul Monte, che invece passo il tempo a piangere?” Giulia Fresca