Diario di guerra - 9788845925887

Diario di guerra: "È l'estate più bella della mia vita, e anche se vivessi cent'anni, queste per me rimarranno la primavera e l'estate più belle. Di pace non se ne vede ancora granché, dicono tutti. Ma per me è pace, pace!". Così scrive una Ingeborg Bachmann diciottenne, alla capitolazione del Terzo Reich, nel suo diario del 1945, fortunatamente salvato dall'oblio. Un diario di stupefacente intensità, che testimonia la profonda ripugnanza etico-estetica nei confronti del nazismo, l'euforia per la caduta della tirannide. E che racconta un grande amore, di cui ci rendono partecipi anche le lettere che al monologo della Bachmann fanno qui da contrappunto, scritte dal misterioso Jack Hamesh, giovane soldato britannico ma in realtà ebreo viennese, fuggito nel 1938 in Inghilterra e tornato nell'ex patria da liberatore. Lui le bacia la mano, lei corre ad arrampicarsi in cima a un melo e decide di non lavarsela mai più. Poi ci saranno gli incontri assidui, l'amicizia impetuosa, le conversazioni sugli scrittori amati da entrambi - Mann, Zweig, Hofmannsthal -, le attese, la lontananza, i lunghi silenzi. E le lettere appassionate e dolenti di Jack che dall'età di diciotto anni vaga per il mondo, e solo nella divisa di un esercito straniero ha trovato, fugacemente, un simulacro d'identità - a colei che lo ha lasciato andare via, che non ha voluto chiedergli di restarle accanto. Che cosa gli è rimasto di quel breve ritorno a casa, di quella ragazza affascinante? A noi, di certo, molto...
"And the most beautiful summer of my life, and even if I lived a hundred years, these for me will remain the most beautiful spring and summer. Still not much peace, everyone says. But to me is peace, peace! ". So he writes a eighteen years old, the capitulation of the Third Reich Ingeborg Bachmann, in his diary of 1945, fortunately saved from oblivion. A timeline of astonishing intensity, which testifies to the profound aesthetic and ethical repugnance against Nazism, the euphoria about the fall of tyranny. And that tells a big love, of which make us share the letters that the monologue of Bachmann's counterpoint, written by the mysterious Jack Hamesh, young British soldier but really viennese Jew, fled in 1938 in England and returned in the former homeland by Liberator. He kisses her hand, she runs to climb on top of an Apple tree and decide not lavarsela ever again. Then there will be frequent meetings, friendship impetuous, conversations on desks loved by both-Mann, Zweig, Hofmannsthal-, the expectations, the remoteness, the long silences. And passionate and sorrowful letters of Jack-who from the age of eighteen wanders the world, and only in the currency of a foreign army has found, fleetingly, a simulacrum of identity-who let it go away, who did not want to ask him to stay next door. What is left of that brief Homecoming, of that charming girl? To us, of course, very ...