Maldifiume. Acqua, passi e gente d'Arno - 9788865492079

Maldifiume. Acqua, passi e gente d'Arno: Un viaggio lento, a passo d'acqua, nel tempo che ci metteva un tronco dal Falterona a Pisa con l'Arno in piena. A piedi, in bici, in barca, in auto, per seguire storie che non stanno ferme a farsi raccontare, domande che ingrossano e mutano dalla sorgente al mare, da Capo a Bocca d'Arno. Cosa è diventato questo fiume? Come viviamo questo grande fiume che può essere tanti altri fiumi, che passa paesi, parchi, città, case e baracche, scheletri di un lavoro che non c'è più o germoglio di uno da inventare, che si muove vicino a ferrovie, autostrade, che sibila sotto i ponti, che si agita o stagna, che divide comunità in due rive, che attrae e spaventa insieme? Ci sono i quartieri popolari, gli ultimi e gli emarginati, i poeti i pittori e gli sciamani, gli artisti i campioni e i falliti, le vite di creature fatte di lana e rena, di farina e trota, di mota e argilla, di vetro, paglia, legno, cuoio. Fatiche, dannazioni, resistenze. Acqua che si muove e si mischia restia a barriere e confini, che pare ingovernabile eppure diventa metafora della politica: una vena scoperta a cui spesso abbiamo dato le spalle, ma che scava, cambia, pulsa dentro all'intimità di donne e uomini, dannati d'acqua dolce.
A slow journey, water-pitch, in the time it took a trunk from Falterona in Pisa with the Arno in full. On foot, by bicycle, by boat, by car, to follow stories that aren't ferme done tell, questions that swell and mutate from its source to the sea, from head to Bocca d'arno. What became this river? How do we live this great river which can be many other rivers, passing villages, parks, cities, homes and shacks, skeletons of a job that no longer exists or a bud to be invented, that moves near railways, highways, hissing under bridges, which is agitated or stagnates, which divides the community into two banks, attracting and scares together? There are the popular quarters, the last and the outcasts, poets painters and shamans, artists samples and failed, the lives of creatures made of wool and sand, flour and trout, mota and clay, glass, straw, wood, leather. Labors, damnations, resistors. Water that moves and mixes reluctant to barriers and boundaries, which seems ungovernable yet becomes a metaphor of politics: a vein discovery that often we gave away, but digging, change, pulsing in the intimacy of women and men, damned freshwater.